Adriano Barba
In queste giornate si susseguono continuamente incontri, riunioni, ipotesi, calcoli, candidature e arroganti giochi di forza. Sono sempre le stesse facce a darsi appuntamento. Quelle stesse facce che, quasi sempre, da anni giocano a parlare in politichese riprendendo aggettivi e termini del politically correct e scimmiottando parole senza senso e vuote di progetti per una città allo sbando.
Oggi si presentano con tutta la loro carica di superbia continuando a ragionare in termini strettamente numerici ipotizzando e calcolando i voti di chiunque. Anche di chi non si è mai misurato con l’elettorato. Si sono spinti sino a profetizzare il risultato di 24 persone calcolandone le statistiche di gradimento elettorale in 100 voti. In realtà, come spesso gli capita, non ne comprendono neppure la portata innovativa, o forse fanno finta di non capirla. Ad ogni modo si tratta di una ventata di aria nuova nella proposta politica favarese che, come spiega bene Rosario Zambito, ha il sapore della libertà: la libertà di pensare, di progettare, di ideare, di costruire ed il coraggio di sognare una città normale a misura di persone normali. Il low cost, del resto, ha consentito alle nuove generazioni di spostarsi in giro per l’Europa facendo sì che questi potessero apprendere e capire quanto diverse siano da noi le regole della convivenza civile in paesi europei, non per forza Anglosassoni, dove la matrice latina e mediterranea ha generato città di gran lunga più decorose delle nostre, come nel caso della Spagna. Ed invece no. I professionisti della politica locale dedicano il loro tempo per trovare accordi e scongiurare fallimenti, non curanti che, di fatto, il dissesto e, dunque, il fallimento amministrativo di questa Città,ha già bussato alle porte. Preferiscono non perdere tempo dietro a questo tema, tanto bisognerà votare e vincere le amministrative è la loro sola priorità.
Chi scrive ha da tempo lasciato le logiche di partito. Per costruire una città diversa non servono i partiti, ma la volontà di uomini e donne di costruire un programma diverso ed animate solo dalla rabbia verso ogni forma di volgare ignoranza che pretende di governare la città . Ebbene, chi scrive non si è posto il problema di quanti voti una coalizione siffatta possa raggiungere. Francamente poco importa adesso. Nel costruire una lista elettorale la priorità del low cost è capire verso quale rotta spingere i motori, non quanta gente possa salirvi a bordo. Nelle logiche low cost, prima si creano le condizioni per volare a costi sostenuti e dopo se ne propongono la relativa offerta ai viaggiatori. Il ragionamento a contrario appartiene alle vecchie logiche che si sono sempre presentati alle elezioni con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ioabusoperfavara rappresenta una provocazione alle politiche clientelari che hanno abusato della debolezza e dei bisogni della gente. Quella stessa gente oggi disillusa e laboriosa che va orgogliosa in giro per il cuore della città ritrovandosi nello scenario suggestivo di Piazza Cavour, rinata proprio grazie alla determinazione di privati cittadini. Quello che serve alle prossime elezioni, dunque, è l’esatto contrario del politically corect: È una sfida. La sfida low cost di gente libera, senza ambizioni personali ma con la mente abbastanza scevra da condizionamenti esterni e logiche superate tale da rendere i progetti lucidi e realizzabili nel tentativo disperato di dare un futuro a questa città e ai tanti giovani che con fatica vi abitano.
Che sia chiaro agli appassionati di sondaggistica nostrana, con il sottoscritto siamo arrivati a 25 persone, dunque a 101 voti.
3 commenti
Caro Adriano, condivido pienamente anche perché sono dell’idea che il futuro non si prevede ma si inventa! Purtroppo per molti pseudo politicanti di questa citta’ sara’ duro ricalcitrare contro il pungolo, lottano fino alla fine è ad ogni costo pur di ottenere quella posizione che per tanti come te non vale una cicca in termini di posizione o di immagine! Ben diversa sarebbe la mission per uomini come te, ma precedenti esperienze ci inducono a pensare che a Favara sono poco apprezzati coloro che vogliono raggiungere obiettivi brillanti, le ambizioni in questa città sono considerate mere chimere
Caro Francesco, hai colto in pieno le mie considerazione. Purtroppo a Favara certe cose le capiscono solo le persone con una certa forma mentis. Sono lusingato dalle tue parole. Un caro saluto.
Per cambiare serve cultura e Favara ne ha abbastanza ! Carenze, a mio giudizio, nella dialettica vera e reciprocamente rispettosa, unicamente finalizzata al bene comune…inoltre nell’aggregazione sociale non familistica e non quasi esclusivamente ripiegata sul “proprio particulare” …..ed infine aggiungerei che ha bisogno di uno scatto di sano orgoglio per riprendere la capacità di restare “concordi ed uniti” al fine di aggredire – sul serio e con fatti concreti e verificabili – i problemi.
.Vox clamantis in deserto…quella di Giovanni Battista…ma la scossa, nel tempo, è stata salutare….Bisogna insistere con tenacia….A Favara deve prevalere non la cultura familistica e di appartenenza , ma quella del bene comune…..Questa deve diventare maggioritaria e anche il bene dei singoli avrà più stabile giovamento all’interno del bene comune…..un problema di razionalità nella solidarietà ! Cambiare è possibile !