Lungo l’anello stradale che gira intorno alla piazza, sono “spontaneamente” sorte piccole scalinate dovute allo sprofondamento e allo sbriciolamento delle lastre in conglomerato bituminoso. Un lavoro nato male che si è consumato in pochi giorni. Ci sono stati anche interventi di ripristino anche questi durati giorni se non ore. Quasi sicuramente, il materiale utilizzato non si presta al passaggio veicolare e ha fatto la fine che ha fatto. Ennesimo esempio di soldi pubblici buttati dalla finestra.
Oggi non è più praticabile ed è un bruttissimo biglietto da visita per la città. Piazza Cavour rappresenta la scommessa di Favara sul turismo e sul rilancio della sua economia, conta un magnifico hotel, e altrettanto apprezzabilissimi b&b, pizzerie, bar, gelaterie, ristoranti.
Locali che giovani coraggiosi investitori hanno aperto in un periodo non certamente facile per nessuno, che meritano la massima attenzione da parte dell’amministrazione comunale e della politica locale.
La notizia, intanto, è che la strada è nel suo massimo degrado.
Senza andare alla ricerca di colpe e di colpevoli, dovrebbe la particolare problematica interessare gli amministratori, se ne dovrebbe, almeno, parlare.
Gli scatti mostrano a chi non frequenta la piazza vere e proprie piccole scalinate. Una l’abbiamo misurata e l’avvallamento è di 8 centimetri, la misura di un piccolo scalino. Pericoloso percorrere a piedi l’anello della piazza, bisogna prestare la massima attenzione. Pericolosissimo è la sera, specie per chi non è mai stato nel posto.
Piazza Cavour è il cuore della città e merita ben altro destino. Bisognerebbe parlare del degrado e coinvolgere tutti alla soluzione del problema. Perché una soluzione diversa dell’abbondono deve pur esserci, va comunque consumato il tentativo di mettere insieme la politica e il mondo dei professionisti e degli imprenditori locali. Un’azione diversa dalla resa incondizionata giustificata dal dissesto finanziario del Comune. Come dire, se mi sta cadendo il tetto sulla testa, pur in mancanza di soldi, qualcosa mi invento, piuttosto di aspettare chissà che cosa. Il problema è nostro e dobbiamo fare qualcosa, quando non è più rinviabile.