Gaetano Scorsone.
Davvero strana la storia ultima della nostra comunità: quando la cronaca offende la nostra identità e le nostre migliori tradizioni, facendo scorrere cruentemente il sangue di persone che al di là del loro vissuto sono pur sempre persone, lacerando affetti che sono pur sempre affetti, straziando famiglie che sono pur sempre famiglie alle quali si dovrebbe offrire la possibilità della conversione piuttosto che l’ostracismo dell’emarginazione, invece che serrare i ranghi per individuare più validi percorsi da proporre, condividere e divulgare, per almeno provare a trovare la via d’uscita dal buio tunnel entro cui sembra esserci persi, udite, udite, udite, cosa facciamo? Inneschiamo un gioco al massacro che ci porta, muovendo dalla presunzione di essere nel giusto e di avere tutte le patenti possibili ed immaginabili, a non preoccuparci di migliorare noi stessi o di qualificare ancor più il contributo che sentiamo di voler offrire alla nostra comunità, a non premurarci di creare solidi ponti e nuove positive sinergie, a non adoperarci per divulgare la cultura del creare insieme, bensì a puntare l’indice accusatore sugli altri che nel frattempo abbiamo attentamente monitorato, soppesando più e più volte ogni parola profusa, analizzando ai raggi X ogni pensiero espresso non solo nei contenuti ma anche nell’ortografia per controllare accenti, apostrofi, congiuntivi ed altro, interpretando in maniera oserei dire distorta – ma preferisco personale – ogni eventuale silenzio.
A tutto questo e ad altro ancora sento il dovere di cittadino e di laico impegnato nella Comunità Ecclesiale di esprimere il mio deciso NON CI STO.
Se è vero che tutti abbiamo a cuore le sorti della nostra Favara, se ci identifichiamo in principi e valori che da sempre hanno fatto la differenza fra l’oscura barbarie e la luce della civiltà, se gioiamo davvero del fatto di essere comunità, se vogliamo riempire di contenuti e di positive conquiste la storia da lasciare in eredità alle generazioni future beh, allora fermiamoci un attimo TUTTI e facciamo un salutare esame di coscienza: abbandoniamo l’uso del sarcasmo che ferisce e dell’ironia che offende, confrontiamoci sia pur energicamente ma senza pregiudizi che portano a considerare l’altro un nemico da attaccare sempre e comunque sul quale aizzare o adulare l’eventuale fuoco incrociato di altri “alleati” di circostanza, non facciamo che siano gli altri, il contesto o le circostanze a farci rilevare le nostre talora incontenibili esondazioni verbali o pseudoculturali, evitiamo ad ogni occasione di sventolare il nostro blasone o il nostro ricco medagliere perché, al di là di riconosciuti talenti, il nostro percorso deve compiersi sempre nel solco di quello che non vuole essere altro che un umile servizio alla nostra città ovvero ai nostri concittadini, riscopriamo il piacere vero, autentico, fraterno, del costruire insieme sia pur con competenze e responsabilità diverse ma che esprimono pari dignità, accettiamo il nostro prossimo per quello che è e finiamola di strattonarlo per portarlo su posizioni che non rispecchiano la sua natura per il semplice fatto che la pensa o si muove o si offre in maniera diversa ai nostri archetipi culturali, sociali e/o politici, in poche parole facciamo sì che l’incipiente primavera porti un’abbondante fioritura di buoni propositi dalla quale derivi una copiosa raccolta di gustosi frutti che TUTTI potranno in serena e sincera fraternità assaggiare e dei quali sentire il dovere di rendere Grazie al Signore.
Per quel che mi riguarda continuerò ad offrire il mio modesto contributo secondo le mie umili capacità cercando di correggere le mie umane fragilità, nel rispetto del principio della condivisione e nella salvaguardia della dignità della persona.
Tengo a precisare che per un minimo di amor proprio e per il rispetto della mia dignità non consentirò a niente e a nessuno la possibilità di plagiarmi, di strumentalizzarmi, di portarmi su posizioni che giammai sono o saranno le mie. . . nel qual caso, con dolore, dopo un dovuto tentativo di chiarimento, di fronte al permanere di pregiudizi o di gratuite e non certo ideologicamente oneste posizioni, sarò costretto a chiudere i canali comunicativi e a ripartire sempre tendendo la mano a chi vuole condividere un comune progetto di sviluppo e crescita nel protettivo abbraccio di una sincera amicizia.