A.S.
Non pensate che non potrà mai succedervi, l’ho pensato anch’io!
In occasione della ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre) Il Consultorio familiare Centro Donna George Sand Onlus, ha promosso una serie di incontro con le ragazze e i ragazzi tre istituti superiori con sede nel territorio di Favara: Liceo Statale Martin Luther King, I.I.S.S. Enrico Fermi, I.P.S.S.E.O.A. Ambrosini.
In coerenza con il nostro impegno di associazione culturale che svolge attività di consultorio rivolto alle famiglie e alle donne, quest’anno abbiamo deciso di concentrarci sulle forme di violenza psicologica, molto diffuse nel nostro ambiente, per collegarla alla tematica dell’affettività e dell’amore sano. La nostra attività ha avuto momenti di sintesi nelle giornate del 22 e del 23 novembre, le operatrici del consultorio si sono incontrati con diversi gruppi di ragazze e ragazzi, affrontando gli argomenti sulle varie forme di violenza (fisica, sessuale, economica e psicologica) ma soffermandosi, in particolare, sulle quelle di natura psicologica.
Il confronto e la discussione sono stati animati dalla lettura delle testimonianze rilasciate (in forma anonima) agli operatori del Consultorio da due ragazze brillanti e dalla fortissima personalità , della nostra comunità , e da cui emerge un raccapricciante quadro violenza psicologica, verbale e fisica!
Ecco alcuni tratti di una delle due testimonianze:
« E’ durato un dieci mesi e 21 giorni! Contavo anche le ore di quell’incubo!»
Molti segnali di un rapporto sbagliato erano rimasti in secondo piano: «Un giorno era felice, l’altro era arrabbiato come un’animale! La sua “ira” la provocavo io, ma non capivo perché! Un giorno mi insultava, l’altro mandava i fiori! Un giorno mi diceva di voler diventare il mio uomo per sempre, l’altro mi diceva che una come me non poteva avere l’onore di conoscere la sua meravigliosa madre!»
Inizia la paura di un rapporto sbagliato ma «ormai ero entrata nel tunnel, non potevo tornare indietro! Lui non me lo permetteva ». Non potevo liberarmi! … «Lo vedevo ogni notte sotto casa mia, aveva la strana abitudine di parcheggiarsi di fronte casa mia e chiamarmi. Il suo tono passava dal calmo all’essere pieno di rabbia! … Scendevo per non far preoccupare nessuno, scendevo perché mi aveva in pugno!».
Non manca la violenza fisica: «Molto spesso mi sono trovata a nascondere i lividi che avevo sul corpo, sul viso e nella mente maggiormente!…. Tutto ciò si è trasformato presto in una situazione di disagio di stadio avanzato! La mente mi ha giocato brutti scherzi e mi sono trovata a chiedere aiuto a qualcuno! Avevo svenimenti e capogiri frequenti, ho instaurato infatti un bellissimo rapporto con l’ambulanza!».
Quando prevale la paura Sentivo il nulla!.. mi sono chiusa del tutto non permettendo nemmeno a me stessa di penetrare!».
Per fortuna arriva un aiuto: «La mia famiglia era straziata! Continuava a chiedermi cosa avessi, e dirmi che i problemi si affrontano non si nascondono, e che se c’era qualcosa di più grande di me potevamo risolverla tutti insieme! Ho avuto l’appoggio della mia migliore amica che mi ha aiutato molto perché precedentemente ha avuto una situazione simile in passato!». «E’ stata dura… Non volevo aprirmi … avevo paura dei pregiudizi, della compassione … Una debole! Questo pensavo».
Dopo? «Non credevo fosse finita e non lo credo ancora oggi!».
E ora? La parola quasi urlata diretta alle ragazze che come lei vivono in questo nostro ambiente: «Gridate per voi stesse! Tagliate tutto al primo segnale, se vi ama non vi picchia, non vi insulta, non vi sminuisce! Il violento è un debole che nasconde il tutto con la violenza! Non pensate sia gelosia e quindi si comporta così perché vi ama troppo, non pensate sia troppo tardi, non pensate di arrendervi perché il carnefice attende proprio questo per logorarvi fino a quanto non pensate di essere voi quelle sbagliate. Non pensate che non potrà mai succedervi, l’ho pensato anch’io!».
Riflessioni per i ragazzi tantissime: E’ un pezzo della loro storia.
Ma anche per noi adulti, e incapaci di capire le ragazze e i ragazzi e ancora meno di organizzare i nostri servizi per intervenire tempestivamente in modo efficace.