Carmelina Lo Presti
Don Marco, in questa intervista, ci parla della sua impressione su Girgenti acque dopo che la ha visitata e conosciuta direttamente.
Don Marco, adesso che ha visitato l’azienda, ha cambiato opinione su di essa?
“Prima di questi incontri, l’astratto consisteva nel non conoscere di persona né il presidente Campione Marco né la struttura di Girgenti acque, però ho avuto modo di conoscerla nel concreto attraverso i drammi della gente. Visitando la struttura, ho avuto il piacere di riscontrare una realtà positiva sia dal punto di vista organizzativo sia da quello umano.”
Come pensa possano cambiare le cose, “salvaguardando la dignità dell’uomo”, utilizzando le sue stesse parole?
“La polita, la chiesa, l’azienda ed i comitati, devono essere un segno propositivo, per dare speranza e costruire qualcosa ed andare contro corrente ad un logica del profitto mettendo, invece, in primo piano la logica dell’uomo. Oggi il dramma più grande consiste nel profitto, e questo distrugge l’uomo. Il popolo è stanco di vedere l’uomo come un mucchio di soldi. Mettendo l’uomo al centro si ha politica più umana, più vera.”
Il cardinale che ruolo ha in queste vicende?
“Il cardinale è molto vicino alla sofferenza della gente. Io, in primis, agisco attraverso la fiducia di quest’ultimo. Vorrei ricordare l’omelia del Venerdì Santo, in cui il cardinale attaccò un sistema politico che non funziona.”
Don Marco, perché si occupa di questioni sociali?
“Dobbiamo uscire da una fede standard, bigotta. La fede deve cambiare la vita e la vita si vive nel sociale. Amare il prossimo significa gridare per chi non ha voce, aiutare chi vive nella difficoltà. Il mio compito da prete non è stato quello di essere definito “ prete del sociale”, ma un prete che vive la fede, perché questa mi impone ad avere occhi per gli altri.”
Nel corso delle sue battaglie sociali ha riscontrato risposte negative?
Il dramma dell’acqua non dipende soltanto da Girgenti acque, ma riguarda anche l’Ati e la Regione Sicilia. L’Ati dovrebbe essere rappresentata da 43 sindaci coesi, con gli stessi interessi, dico dovrebbe, perché quest’ultimi sono, innanzitutto, divisi esattamente a metà. Dunque l’assemblea territoriale idrica di Agrigento ha parecchi limiti ed il suo compito di vigilanza sul tema acqua, non sempre è stato portato avanti. La colpa che attribuisco a Crocetta è: il silenzio. Il silenzio di fronte alla gente che soffre, io lo definirei indifferenza.”
“L’augurio che mi faccio è che l’Ati sia veramente logoro di vigilanza e che sprechi meno soldi interni. Pretendo, da cittadino, che tuteli la gente facendo spendere meno soldi. Dovrebbe essere più credibile agli occhi del popolo. Invece al presidente Crocetta, che si sta preparando a ricandidarsi, chiedo con umiltà, per l’ennesima vota, di prendersi cura del tema acqua e di rivedere i costi affinché sia accessibile a tutti.”
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INTERVISTA A DON MARCO: “I SINDACI DELL’ATI HANNO INTERESSI DIVERSI E SONO DIVISI”
By vedisotto3 Minuti di lettura