MA I CANDIDATI ALLE REGIONALI CONOSCONO LO STATUTO SICILIANO?
Domenica 22 ottobre 2017. I cittadini Lombardi e Veneti saranno chiamati, tramite un referendum consultivo, ad esprimere la volontà che venga loro concessa un’autonomia speciale soprattutto sulla gestione delle risorse fiscali. Insomma, dicono Maroni e Zaia, le tasse provengono dalla nostra produzione e noi vogliamo un’autonomia impositiva.
Domenica 22 ottobre 2017. I cittadini Lombardi e Veneti saranno chiamati, tramite un referendum consultivo, ad esprimere la volontà che venga loro concessa un’autonomia speciale soprattutto sulla gestione delle risorse fiscali. Insomma, dicono Maroni e Zaia, le tasse provengono dalla nostra produzione e noi vogliamo un’autonomia impositiva.
Tradotto in politica, le regioni del Nord non vogliono più finanziare, direttamente o indirettamente, lo stato di miseria in cui si è venuto a trovare il Mezzogiorno.
A questo punto noi Siciliani dobbiamo riflettere. E anche parecchio. Prima di trarre delle conclusioni Vi proponiamo un’intervista rilasciata dall’attuale Presidente della Regione Lombardia, il leghista Roberto Maroni al Corriere della Sera. E’ di qualche anno fa, ma sostanzialmente attualissima.
A questo punto noi Siciliani dobbiamo riflettere. E anche parecchio. Prima di trarre delle conclusioni Vi proponiamo un’intervista rilasciata dall’attuale Presidente della Regione Lombardia, il leghista Roberto Maroni al Corriere della Sera. E’ di qualche anno fa, ma sostanzialmente attualissima.
D – On. Maroni, si dice che Lei conosca bene lo statuto della Regione Siciliana…
R – “Se la Lega avesse avuto uno statuto come quello siciliano non avrebbe mai parlato di secessione…anche perché non tutti hanno capito che io propongo di accordare alle Regioni del Nord lo statuto speciale della Regione Siciliana approvato nel giugno del 1946, ma che non è stato mai attuato. La Sicilia di oggi è una Regione assistita, che dipende totalmente da Roma, non ha nessuna autonomia reale, ed è diventata uno staterello ancora più centralista del governo romano”.
D – Insomma, un disastro…
R – “Si, perché la Sicilia ha preso solo il peggio dell’autonomia prevista dallo statuto del 1946 che disegnava una Regione che fa da sé, vive dei propri redditi, ed è responsabile dell’organizzazione del territorio, delle strutture, della scuola, dell’industria… Una Regione che dovrebbe avere con lo Stato italiano un rapporto federativo molto tenue, che in teoria consiste nell’attuare la Costituzione italiana, e non le leggi dello Stato, perché la Sicilia dovrebbe darsi le proprie leggi. Secondo lo statuto del 1946, ripeto, mai applicato, la Regione Sicilia dovrebbe tenersi tutte le tasse pagate sul proprio territorio, e se non ha redditi sufficienti a garantire un livello di vita pari alla media nazionale dovrebbe intervenire lo Stato con un fondo di solidarietà che finanzia gli investimenti, e non le false pensioni di invalidità. Prendendo alla lettera lo statuto del 1946 lo Stato italiano può entrare in Sicilia solo col permesso della Regione: non ci sono più prefetti, questori, intendenti di finanza. A noi questo sta bene”.
D – Ma questo statuto del 1946 non è mai stato attuato…
R – “Beh, è stato tradito perché la Sicilia ha rinunciato all’autonomia finanziaria per l’assistenzialismo”.
D – Se passasse la proposta di statuto speciale la Lega rinuncerebbe al cavallo di battaglia della secessione?
R – “Lo statuto siciliano applicato alle Regioni del Nord piacerebbe alle diverse anime della Lega. Naturalmente non si tratterebbe né della Padania né della secessione, ma nemmeno del regionalismo all’acqua di rose o del falso federalismo uscito dalla bicamerale: sarebbe una formula di autogoverno che accontenterebbe sia gli italianisti ad oltranza che i federalisti della prima ora”.
Lo Statuto Speciale per l’Autonomia della Regione Siciliana è stato approvato il 15 maggio 1946, prima ancora del Referendum del 2 giugno 1946 che sancì l’avvento della Repubblica. Consta di 43 articoli e fa parte integralmente della Costituzione Italiana. Alla Sicilia, la nuova Repubblica Italiana, riconobbe di fatto lo stato di regione ridotta alla fame e alla miseria con l’annessione al regno d’Italia del 1861. Riconobbe lo stato “pattizio” dello Statuto, in quanto concesso per evitare l’ormai imminente dichiarazione d’Indipendenza che il M.I.S. si apprestava a rappresentare, col tacito avallo del Governo degli Stati Uniti.
R – “Se la Lega avesse avuto uno statuto come quello siciliano non avrebbe mai parlato di secessione…anche perché non tutti hanno capito che io propongo di accordare alle Regioni del Nord lo statuto speciale della Regione Siciliana approvato nel giugno del 1946, ma che non è stato mai attuato. La Sicilia di oggi è una Regione assistita, che dipende totalmente da Roma, non ha nessuna autonomia reale, ed è diventata uno staterello ancora più centralista del governo romano”.
D – Insomma, un disastro…
R – “Si, perché la Sicilia ha preso solo il peggio dell’autonomia prevista dallo statuto del 1946 che disegnava una Regione che fa da sé, vive dei propri redditi, ed è responsabile dell’organizzazione del territorio, delle strutture, della scuola, dell’industria… Una Regione che dovrebbe avere con lo Stato italiano un rapporto federativo molto tenue, che in teoria consiste nell’attuare la Costituzione italiana, e non le leggi dello Stato, perché la Sicilia dovrebbe darsi le proprie leggi. Secondo lo statuto del 1946, ripeto, mai applicato, la Regione Sicilia dovrebbe tenersi tutte le tasse pagate sul proprio territorio, e se non ha redditi sufficienti a garantire un livello di vita pari alla media nazionale dovrebbe intervenire lo Stato con un fondo di solidarietà che finanzia gli investimenti, e non le false pensioni di invalidità. Prendendo alla lettera lo statuto del 1946 lo Stato italiano può entrare in Sicilia solo col permesso della Regione: non ci sono più prefetti, questori, intendenti di finanza. A noi questo sta bene”.
D – Ma questo statuto del 1946 non è mai stato attuato…
R – “Beh, è stato tradito perché la Sicilia ha rinunciato all’autonomia finanziaria per l’assistenzialismo”.
D – Se passasse la proposta di statuto speciale la Lega rinuncerebbe al cavallo di battaglia della secessione?
R – “Lo statuto siciliano applicato alle Regioni del Nord piacerebbe alle diverse anime della Lega. Naturalmente non si tratterebbe né della Padania né della secessione, ma nemmeno del regionalismo all’acqua di rose o del falso federalismo uscito dalla bicamerale: sarebbe una formula di autogoverno che accontenterebbe sia gli italianisti ad oltranza che i federalisti della prima ora”.
Lo Statuto Speciale per l’Autonomia della Regione Siciliana è stato approvato il 15 maggio 1946, prima ancora del Referendum del 2 giugno 1946 che sancì l’avvento della Repubblica. Consta di 43 articoli e fa parte integralmente della Costituzione Italiana. Alla Sicilia, la nuova Repubblica Italiana, riconobbe di fatto lo stato di regione ridotta alla fame e alla miseria con l’annessione al regno d’Italia del 1861. Riconobbe lo stato “pattizio” dello Statuto, in quanto concesso per evitare l’ormai imminente dichiarazione d’Indipendenza che il M.I.S. si apprestava a rappresentare, col tacito avallo del Governo degli Stati Uniti.
Un’Alta Corte fu nominata per vigilare sui rapporti tra Italia e Sicilia.
Ad oggi, a 71 anni di distanza, quello Statuto rimane quasi per intero lettera morta e la Sicilia, o meglio i Siciliani, languono ancora fame e miseria. Perché? E’ facile rispondere che ancora non abbiamo i famosi decreti attuativi. Ma è più giusto affermare che la nostra classe politica, tutta quanta si è servita a proprio scopo e consumo dello Statuto Autonomo. Saremmo curiosi di sapere quanti e quali sono i candidati alle prossime regionali che conoscono, in tutto o in parte, i 43 articoli che farebbero diventare la Sicilia uno dei posti più belli e più ricchi d’Europa.
Ad oggi, a 71 anni di distanza, quello Statuto rimane quasi per intero lettera morta e la Sicilia, o meglio i Siciliani, languono ancora fame e miseria. Perché? E’ facile rispondere che ancora non abbiamo i famosi decreti attuativi. Ma è più giusto affermare che la nostra classe politica, tutta quanta si è servita a proprio scopo e consumo dello Statuto Autonomo. Saremmo curiosi di sapere quanti e quali sono i candidati alle prossime regionali che conoscono, in tutto o in parte, i 43 articoli che farebbero diventare la Sicilia uno dei posti più belli e più ricchi d’Europa.