Massimo Raso Segretario Cgil
“Le inviamo, per opportuna conoscenza, il testo dell’esposto sulle Terme di Sciacca che abbiamo preparato come CGIL AGRIGENTO, CGIL SCIACCA e FILCAMS AGRIGENTO e che abbiamo consegnato alla Procura della Repubblica di Sciacca ed alla Procura generale presso la Corte dei Conti nei giorni scorsi.
Tale esposto, che abbiamo avuto modo di presentare e far condividere alla Città di Sciacca, è stato sottoscritto da diversi cittadini, da rappresentanti l’associazionismo locale, da Consiglieri Comunali e da 2 Parlamentari Regionali (Margherita La Rocca Ruvolo e Matteo Mangiacavallo).
Nell’esposto raccontiamo la incredibile vicenda di questi quasi 10 anni di vicenda termale.
Le sintetizzo le questioni più rilevanti che abbiamo inteso denunciare:
- La scelta di costituire una società (Terme di Sciacca SpA) con un capitale sociale fatto solo di immobili si presentava erronea alla luce delle più elementari regole economiche;
- a partire dal primo bilancio (quello approvato nell’anno 2007 e relativo al 2006) nonostante fosse stato mantenuto in favore della Terme di Sciacca SPA il finanziamento fino ad allora garantito all’Azienda pubblica in forza della sua legge istitutiva (art. 20), e questo in palese violazione della normativa comunitaria che vieta aiuti di Stato alle società pubbliche
- le perdite dal primo bilancio fino a quello dell’ultimo esercizio, il 2014, si sono accumulate fino ad arrivare alla incredibile cifra di 15 milioni di euro.
- Ma tali bilanci sono stati, nonostante tutto, approvati dalla proprietà, costituita dapprima dai due soci (Azienda Autonoma e Regione) e poi, dopo la ritardata cessione delle quote azionarie, dal socio unico Regione.
- Anzi l’Assemblea dei soci ha persino deliberato un aumento del capitale sociale nel 2011.
- Altra assurdità: l’attuale esistenza in vita dell’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca, cioè dell’Ente pubblico preesistente alla società per azioni, il quale senza più personale perché tutto trasferito in un ruolo regionale, senza più beni perché trasferiti al capitale sociale della SPA, esiste ancora dopo ben nove anni con un Commissario Straordinario, uffici e personale comandato dal ruolo regionale all’Ente
- Proprio dal 2011 la Terme di Sciacca SPA è in liquidazione, ma in cinque anni nessuna attività è stata svolta in tal senso. Nemmeno la proprietà (prima i due soci poi il socio unico Regione) hanno mai rilevato questa omissione, continuando nell’approvazione di bilanci fallimentari e consentendo la prosecuzione di una gestione in perdita.
- Ma emerge un ulteriore dato allarmante: nonostante il capitale sociale sia sceso di ben oltre un terzo né il liquidatore né l’organo di controllo interno, e cioè il Collegio sindacale, hanno mai proceduto ad attivare i sistemi ai quali il codice civile li obbliga in presenza di una tale circostanza.
- Anzi il liquidatore ha continuato una gestione ordinaria che la Regione ha autorizzato, ben cosciente però dell’accumularsi delle perdite che hanno ormai eroso il capitale della società per quasi i quattro quinti.
- Ma l’ulteriore e decisivo elemento inquietante è la mancata predisposizione del bando di evidenza pubblica per l’affidamento della gestione a terzi del complesso termale, ossia l’affitto di Azienda: da almeno 7/8 anni gli uffici regionali non sono riusciti a produrre un bando, ma intanto si è depauperato oltre ogni limite il valore del patrimonio dei beni della SPA ed il suo avviamento commerciale, ormai inesistente. Forse sarebbe bastato copiare uno dei tanti che sono stati in questi anni pubblicati per l’affitto di molte altre stazioni termali italiane anche molto famose.
- Attendiamo fiduciosi un riscontro.
- Auspichiamo che, insieme ad un autonomo percorso giudiziario volto ad accertare le responsabilità, si possa riaprire un tavolo di confronto regionale per capire come uscire da questa paradossale situazione che si è venuta a determinare e la prima mossa spetta alla Regione.
- La chiusura delle strutture ricettive e termali delle Terme ha provocato un danno rilevantissimo non solo per i Lavoratori del diretto e dell’indotto ma un gravissimo danno all’immagine della Città, faticosamente costruita e propagandata nel mondo, ma soprattutto alla sua economia, provocando l’inevitabile flessione di arrivi e presenze e danni anche alla piccola imprenditoria locale del settore ricettivo (pensioni, b&b, piccole strutture alberghiere) ma anche ai commercianti, agli artigiani, e a tutti gli altri settori economici per i quali le Terme rappresentavano un moltiplicatore.
- Le Terme infatti rappresentano un sistema di offerta che è e che, secondo gli esponenti, deve rimanere unitario per essere efficiente e per rispondere alla domanda di nuovo termalismo che emerge nel mercato nazionale ed internazionale: piccole operazioni immobiliari di smembramento, che potrebbero essere il prodotto di questa strategia, toglierebbero alla Città la sua caratterizzazione storica e culturale, oltre che economica.
- E tale frammentazione potrebbe interessare soggetti imprenditoriali di scarso interesse ad una valorizzazione e rilancio dell’offerta turistico-termale perché interessati soprattutto agli immobili.
- Noi ravvisiamo un rischio: l’attuale situazione fallimentare e lo stallo doloso sul bando per la gestione potrebbero essere forieri di una volontà di frammentazione del patrimonio immobiliare ed impiantistico delle Terme, costituito ed accresciuto nei tanti anni trascorsi che hanno visto le Terme crescere e svilupparsi fino a diventare il punto di riferimento dell’offerta termale siciliana.