Valentina Piscopo
E’ il color bianco a dominare, il questa giornata di dolore, ad Aragona. Di rose bianche sono adornate le numerosissime corone di fiori poste all’ingresso della Chiesa della Madonna di Pompei . Di color bianco i feretri, ultima culla eterna, dei fratellini Carmelo e Laura che sabato scorso hanno perso la vita, travolti ed uccisi dalla valanga di fango, assurda conseguenza al ribaltamento di un “vulcanello” nella riserva naturale delle Macalube. Un paese che sa amare e che , con rispetto, stringe in un abbraccio la famiglia Mulone che si dispera e non può darsi pace.
Manca poco alle 16.00 e ad attendere l’arrivo dei feretri non soltanto la popolazione aragonese, ma anche esponenti delle forze dell’ordine ed, in particolar modo, gli l’Arma dei Carabinieri. Perché l’Arma dei carabinieri è una famiglia per i suoi uomini e Rosario Mulone, appuntato dei Carabinieri, è il suo figlio annientato dal dolore. Presenti tutti gli ufficiali dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, il comandante della Legione Sicilia, generale Giuseppe Governale, il generale Umberto Pinotti, a capo del Comando interregionale “Culquaber” e il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli. Presente anche il Prefetto Nicola Diomede.
Con un lungo applauso, la gente ha accolto l’arrivo di Carmelo e Laura. Ad accompagnare in chiesa la Rosario e Giovanna Mulone , la “famiglia” dell’Arma dei Carabinieri ed i parenti più stretti. A celebrare la messa il vicario generale dell’Arcidiocesi di Agrigento , monsignor Melchiorre Vutera. Un maxi schermo installato dal Comune, ha permesso a tutti i presenti, giornalisti inclusi, di partecipare alla messa in una piazzetta vicina. “In Carmelo e Laura il Padre si è fatto conoscere. Li ha accompagnati per il breve corso della loro vita terrena e ora li accoglie in cielo. Verrebbe da chiedersi: perché questa tragedia? Per le domande che tutti ci siamo posti in questi giorni nessuna parola potrebbe bastare. Proviamo a rimanere nel mistero centrale che ci presenta un Dio che muore in croce per noi”. A parlare è don Melchiorre Vutera durante l’omelia. “Se ci sentiamo abbandonati da Dio cadiamo nella disperazione. Se al contrario oltrepassiamo questo margine affidando a Dio la nostra sofferenza, allora inizieremo ad avvertire il soffio della speranza” ha detto ancora monsignor Vutera. “Non perderemo mai Carmelo e Laura. Non saranno più con noi, ma loro continueranno per sempre ad essere in noi.
La loro vita continuerà ad essere presente nel cuore di mamma Giovanna e papà Rosario. La Vergine Maria sorregga i nostri sguardi verso il cielo, sia lei ad asciugare le nostre lacrime. O Padre, siamo smarriti in questo momento di grande dolore. Non farci mai mancare il Tuo sostegno”. Impossibile trattenere le lacrime. Incommensurabile il dolore per la famiglia Mulone, che si tengono per mano nella speranza di darsi conforto. L’arcivescovo di Agrigento, don Francesco Montenegro ha inviato una lettera alla famiglia Mulone. “Brancolo nel buio nel tentativo di trovare un senso a questa tragedia. Avverto tutto il dolore dei genitori. Come ogni credente, anch’io mi interrogo e faccio appello a Dio: perché, Signore? Macalube mi appare come un piccolo Golgota. Spero e prego affinché la fede del Risorto non ci abbandoni mai. Impegniamoci a sostenere con la preghiera ai genitori. E chiediamo con tutti gli sforzi che queste tragedie non avvengano più”. Al termine della cerimonia, i compagni di scuola dei angeli Carmelo e Laura, hanno lasciato volare sul cielo sereno tanti palloncini, azzurri e rosa.
Vogliono salutare, così, i loro compagni di scuola ma anche di gioco, con dei palloncini che si librano nell’aria, nella speranza che superino le nuvole ed arrivino in Paradiso, dove adesso giocheranno e li veglieranno per sempre Laura e Carmelo. Perché tutti i bambini hanno il diritto, sancito dall’età, di essere liberi dell’idea della morte. Cala il sole su questo strano mese di settembre. Ti trovi a fare i conti con la paura mentre il cuore, chiuso a pugno, batte forte. Troppo forte. Batte nelle orecchie, batte nello stomaco, batte nel petto e ti chiedi come si supera un dolore enorme. Ma nel marasma dell’onda emozionale, ogni parola ed ogni pensiero perde di significato. E ti rendi conto che la perdita delle persone care ci rende fratelli e sorelle nel dolore. Ed io, questo pomeriggio, pur non conoscendo Rosario e Giovanna Mulone, ero loro sorella.
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Una folla commossa intorno alle bare bianche dei fratellini Carmelo e Laura
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