Nascono male, nascono per tutelare al massimo i bilanci dei gestori senza minimamente badare ai bilanci delle famiglie. E i gestori hanno ringraziato la politica e l’hanno ricambiata garantendo il clientelismo.
In tempi di vacche grasse, quando lo Stato stampava debiti su debiti senza in controllo dell’Europa, nessuno si accorgeva del danno. Se ne accorgeva chi era obbligato a prendere la valigia per cercare lavoro, mentre chi aveva i santi protettori restava nel territorio, mamma Regione li accoglieva a braccia aperte nei vari assessorati, negli Enti regionali, nei Comuni. Clientelismo non del tutto spento nell’agrigentino, fenomeno materia d’indagine della Magistratura sulle assunzioni di Girgenti acque.
Intanto, nel Nord si iniziò a chiedere l’autonomia fiscale per difendersi dal Sud “sprecone”, i nostri eroi per non essere secondi la chiesero, a sacco d’ossa, pure loro, senza porsi la domanda su chi pagherà. E, infine, l’Europa ha posto un freno al debito pubblico impedendo la partecipazione nella spesa dei servizi con i bilanci dei Comuni.
Era il tempo, dicevamo, delle vacche grasse, la Regione assicurava i trasferimenti finanziari ai Comuni e questi ultimi partecipavano alla spesa del servizio idrico o dell’igiene pubblica sgravando di fatto l’utenza, che ovviamente pagava sempre tutto con altre tassazioni, ma, quasi, non se ne accorgeva.
Oggi tutto è a partita di giro: il totale del costo diviso il numero degli utenti e sono dolori per i bilanci delle famiglie.
Bilanci delle famiglie quasi mai oggetto di interesse della politica ad esclusione del periodo di campagna elettorale. Oggi si inizia a parlarne grazie alle manifestazioni di protesta dei cittadini.
Due deputati regionali, Margherita La Rocca Ruvolo e Carmelo Pullara hanno messo al centro del dibattito i costi del servizio idrico e la capacità di reddito dell’utenza.
Ieri, Silvio Cuffaro, sindaco di Raffadali, mi diceva che si deve iniziare a progettare servizi essenziali parametrandoli al reddito dei cittadini.
Il particolare argomento trova terreno fertile nel partito della Rifondazione comunista, che già da tempo solleva la problematica. “L’acqua è un bene irrinunciabile – afferma Antonio Palumbo – nessuno può esserne escluso”.
Sul costo dell’acqua due sono gli attori: la Regione e il popolo, mi piace utilizzare questa parola. Anzi, credo sia stato un danno non averla utilizzata abbastanza nel recente passato.
La Regione è la sola che può intervenire sui costi, programmando una migliore gestione e il popolo è il solo che può tenere acceso il faro dell’attenzione trasformandosi in spettatore attivo. E nel sano concetto del fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, converrebbe al popolo esercitare il ruolo di popolo e non di folla.