L’avvocato Giuseppe Di Miceli scrive al dirigente del Dipartimento delle Finanze, Roma, al sindaco di Favara e alla dirigente comunale dell’Ufficio Tari sull’imposizione della tassa per le case inoccupate, ritenute dal Comune comunque disponibili all’uso da parte non solo del proprietario da anche di tutta la propria famiglia e/o aventi causa.
“Gent.mi – si legge nel documento dell’avvocato Di Miceli – per come in oggetto con la presente vi trasmettiamo, in allegato, quanto considerato dal nostro iscritto CAVALERI LUIGI, il quale pone l’attenzione su come una non corretta applicazione dei principi impositivi possa generare un’ingiustizia tributaria, che per comodità economiche e ragioni di bilancio gli Enti Locali fanno finta di non conoscere, nonostante basterebbe semplicemente una modifica regolamentare sull’imposizione locale e sulle verifiche ad essa connessa. È per questo motivo che facciamo nostre le riflessioni del nostro iscritto affinché lo Stato Centrale intervenga con proprio atto d’indirizzo, e/o atto normativo equivalente, al fine di rendere equa e giusta l’imposizione tributaria locale.
Oggi, il sig. Cavaleri e la sorella, peraltro componente di altro nucleo familiare e residente all’estero, si vedono recapitare un pagamento TARI per un immobile oggetto di lascito ereditario il quale nonostante risulta privo di utenze idriche ed elettriche, svuotato da mobili e suppellettili, per il Comune di Favara, essendo in buono stato di conservazione, suscettibile di utilizzo e quindi disponibile all’uso, pertanto oggetto di base imponibile TARI, applicando così la tariffa prevista in regolamento, ancorché ridotta nella percentuale, ma contente anche la quota parte per l’uso dei proprio familiari, realizzando così una finzione tributaria come se fosse di fatto utilizzata, ma così nella realtà non è”.
Adesso si attenderà la risposta per questo che non è l’unico caso di aggravio fiscale che ha molti appare ingiusto.