Hanno lavorato in silenzio per mesi, acqua in bocca, circa cinquanta persone tra architetti, ingegneri, avvocati, medici, sacerdoti, imprenditori, studenti, cittadini, sono pronti a dire basta al degrado in tutti i settori della loro Favara.
Vogliono buttare ai pesci l’impreparazione, aggredire le problematiche della città e risolverle perché per lungo tempo sono vittime ora dei mestieranti della politica, a volte, anche, privi di scrupoli e altre di incompetenti che non trovando meglio da fare sono diventati i precursori del reddito di cittadinanza puntando solo ai compensi politici. Ovviamente, oggi come ieri e l’altro ieri non sono mancate le persone perbene, preparate e pronte ad agire in favore della collettività, ma sono state troppo poche, quasi una rarità, per cui hanno potuto fare ben poco.
Adesso, prende posto la presa di coscienza dei cittadini e la voglia di agire in prima persona. Gente in grado di leggere le carte dell’Ufficio tecnico, dell’ufficio tributi e di ogni singolo settore, per capire e, dopo, riorganizzare la macchina comunale per offrire ai cittadini adeguati servizi.
Sono convinti che, tutto sommato, il dissesto finanziario dell’Ente sia una sorta di alibi per l’attuale amministrazione per nascondere incapacità politica. Del resto, Favara deve uscire dal dissesto attraverso due strumenti fondamentali: il risparmio e la lotta all’evasione fiscale. A proposito di risparmio, nel bilancio comunale c’è la risorsa del personale dipendente che pesa decine di milioni di euro, sprecati se questa risorsa non viene utilizzata nel migliore dei modi. E a Favara non sembra proprio che sia utilizza come si dovrebbe. Non si risparmia, dunque, e tantomeno si è organizzata come si dovrebbe una seria lotta all’evasione fiscale. Si tira a campare, mentre la collettività vive malissimo.
I componenti di questo laboratorio politico numerosi e determinati conquisteranno, sicuramente, le simpatie della cittadinanza che non ne può più di vivere in un paese malgovernato, dove il poco che si fa e per iniziativa del privato, a volte ostacolato e non agevolato. Di vivere come una sorta di pesci dentro la rete dei disservizi e della bassa qualità dei servizi.