Scrivo e rido per non piangere pensando come l’ultimo a sapere è sempre il più interessato della faccenda.
E’ il maggiore interessato nella vicenda dei locali dei Vocazionisti, senza ombra di dubbio, è la popolazione favarese che da oltre sessant’anni ha un rapporto inscindibile con l’oratorio “Mons. Giudice” gestito dai padri vocazionisti e che oggi sa della loro volontà a vendere solo dal lavoro di un giornalista di provincia.
Ci sarebbe una promessa di vendita di tre anni fa e si aspetterebbero alcuni documenti per concludere il passaggio di proprietà ad un privato.
Fatto di significativa rilevanza, ci sarebbe “l’approvazione” del Vaticano a vendere, giustificata a quanto pare per l’impossibilità dei Vocazionisti a gestire l’enorme proprietà e per la volontà degli stessi a destinare i soldi della vendita alle missioni in Africa.
Per decenni sono stati dati incarichi a professionisti per progettare opere e chiedere finanziamenti alla Regione e una volta realizzata la gigantesca struttura non hanno saputo cosa farne se non al locare al Comune per ospitare gli uffici municipali e ai privati per le loro attività. Paradossale, con i soldi dei contribuenti è stato realizzato un immobile, poi affittato agli stessi per i locali comunali. Adesso, vendono. E il popolo sa per le poche notizie faticosamente raccolte dal giornalista.
Il Vaticano avrebbe detto di si, mentre i favaresi non hanno avuto nemmeno il piacere di essere informati, di poter intervenire, di poter scegliere, di inventarsi qualcosa per non perdere definitivamente la possibilità di utilizzare l’immobile per altre finalità.
Per fortuna, sono esclusi dalla vendita, o almeno sembrerebbe, quelle parti che assicurerebbero la continuazione delle attività destinata alle giovani generazioni.
Intanto, resta il ricordo dell’Oratorio mons. Giudice che donò alla Curia agrigentina le sue proprietà per scopi sociali, beni poi transitati ai Vocazionisti.
Resta il ricordo di padri vocazionisti che hanno abbracciato la loro missione realizzando una vera e propria oasi per le giovani generazioni di Favara. Gli ultimi due grandi, in ordine di tempo, Padre Calò e Padre Uriel hanno accolto centinaia e centinaia di giovani, assicurando loro svago e crescita morale. Certamente, chi fa una cosa non farne un’altra e chi ha curato l’oratorio non poteva occuparsi di questioni finanziarie della congregazione e allo stesso modo chi si occupa di finanze non ha, spesso, tempo per l’Oratorio, per i ragazzi e per il loro futuro.