Sono un favarese e lo posso dire: il nostro, a volte, è un paese strano.
Strano al punto tale che un bravo sacerdote, generoso verso la collettività, stimato e amato da tutti ad un certo punto diventa un personaggio da cronaca rosa, semplicemente per essersi preso un periodo di riposo e per aver chiesto alla sua congregazione un anno sabbatico.
Stamattina sono stato, piacevolmente, con don Uriel per più di un’ora, abbiamo solo accennato alle fantasie dei maldicenti che nelle recenti settimane hanno giocato al rialzo sulle presunte motivazioni alla base della richiesta del padre vocazionista di lasciare Favara.
Abbiamo parlato del suo Oratorio, della Cappella dell’Adorazione, di Catechismo, delle famiglie della parrocchia, del notevole lavoro svolto dal suo arrivo ad oggi.
Ascoltarlo ti arricchisce, ti fa stare bene perché don Uriel è bravo sacerdote, uno di quelli che si dona totalmente ai suoi parrocchiani.
Mentre scrivo non posso fare a meno di pensare alla faccia dei maldicenti adesso che sanno non essere accaduto nulla, ma proprio nulla delle fesserie che hanno messo in giro. E questo pensiero mi da un grande senso di soddisfazione. Mi fa stare bene. Non avevo bisogno di conferme e già in precedenza queste stesse cose le ho accennate. Oggi ci ritorno di mia iniziativa, per mia grande, grandissima, dicevo, soddisfazione. Non sto sdoganando don Uriel, ne sto rivestendo i panni del suo avvocato di fiducia, i fatti dicono che non ne ha certamente di bisogno. Il mio è una sorta di rapporto “epistolare” tra me e i malpensanti.
E a questo punto come non citare San Filippo Neri e la penitenza data ad una malalingua “prendi una gallina e poi verrai da me: per via però spennerai ben bene la gallina di modo che non deve restare neppure una di quelle piume che sembrano lanuggine: ti raccomando. Ma la penitenza non è ancora completa: e tu farai così; ritornerai su i tuoi passi, rifarai la via di casa tua senza cambiare strada, raccoglierai tutte le penne dalla prima all’ultima, le metterai insieme e me le porterai qui. – Mamma mia! E come farò, caro Padre, a raccogliere le penne? – E come farò io, cara figliola, a darti l’assoluzione se tu non raccoglierai le penne?” Poi alla fine San Filippo diede l’assoluzione.
Le maldicenze volano come le piume, difficile, quasi impossibile, raggiungerle tutte, ma nel nostro caso non ha assolutamente alcuna importanza, se non quella, per quanto mi riguarda, del pensare alla faccia di chi ha spennato le galline.