Se è facile cadere nella truffa telefonica, del resto è stata studiata per fare quante più vittime possibili, difficile è liberarsi dalla trappola.
Resosi conto dell’inganno, la vittima cerca, ovviamente, di ritornare al precedente gestore, ma, il ma è grande quanto una montagna, non sempre si riesce a trovare dall’altro capo del telefono qualcuno che ha voglia, davvero, di risolvere tutti i tuoi problemi. Pensate, dal 5 agosto a questa mattina è stato un inferno fatto di decine e decine di chiamate, di pec, di fax, che negli ultimi due mesi si sono fatti, significativamente, insistenti. Sono entrato, ne parlo per esperienza diretta, in un labirinto dal quale sono uscito, rimane una pendenza con l’azienda telefonica che mi ha teso la trappola, solo grazie alla professionalità di tre persone. Da agosto, finalmente oggi riesco a utilizzare il telefono fisso e mobile.
Ne parlo perché sono convinto che sul problema delle truffe telefoniche dovrebbe maggiormente accendersi il faro del Garante. Allo stesso modo sul processo dei reclami che non possono essere infiniti, protetti come sono dallo sportello telefonico e ogni volta parli con una persona diversa. Tra i tanti interlocutori ho avuto la fortuna di incontrare via cavo il dottore D’Alessandro della Tim e la sua collega l’operatrice Elena (B0968 del 31 ottobre scorso) due su un centinaio. Due che hanno svolto il loro lavoro con professionalità. Preziosa è stata l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Di Miceli, nella qualità di rappresentante di Konsumer.
Non li cito per ringraziarli, lo farò in privato, semmai è per dare le dimensioni al danno delle troppo facili truffe telefoniche, delle quali è necessario parlarne per arrestare il fenomeno. Un fenomeno diffuso ed efficace che vede come unico argine le associazioni a difesa del consumatore, quando, ad ogni modo, l’inganno è stato già consumato ed è complicato uscirne indenni.
E’ importante dare certezza all’identità di chi entra nella case dei cittadini attraverso le chiamate telefoniche. Nel nostro caso, il truffatore si è qualificato come Tim, ma non lo era, ponendo condizioni che portavano inevitabilmente alla decisione di passare ad altro gestore. Altro gestore che si presenta alla sprovveduta vittima poche ore dopo, promettendo il paradiso telefonico, e il gioco è fatto. Dopo, dicevamo, per rimettere insieme i cocci non è impresa assolutamente facile.
Forse è opportuno ritornare allo sportello fisico, dove incontri direttamente l’operatore. Indietro non si torna e allora il rimedio è non farsi suggerire nulla telefonicamente, meglio recarsi nei “negozi”, fin tanto che le Istituzioni non metteranno mano alla paradossale vicenda.