Al di là dei numeri sui contagi pubblicati nei comunicati ufficiali della Regione, della Prefettura e dell’Asp, nessuno è nelle condizioni di leggere le esatte dimensioni dell’attuale emergenza sanitaria.
Chi scopre oggi di essere positivo, molto probabilmente e prima delle misure di restrizioni nazionali, è stato in ufficio a contatto con i colleghi, con il pubblico. Ha vissuto in famiglia tra i suoi cari. Ha frequentato bar e pizzerie, ha avuto una vita normale e normali rapporti con altri. Rapporti che si sono trasformati in possibili contagi. E’, necessario, a questo punto, spezzare la catena, che è l’unico rimedio per fermare e contenere i contagi, restando a casa.
A questo quadro allarmante bisogna aggiungere la quasi assoluta impreparazione della sanità agrigentina nel fronteggiare l’epidemia.
Non ci sono posti letto Covid 19, nei quattro ospedali agrigentini, sufficienti in caso di peggioramento del contagio. Abbiamo medici e personale ospedaliero che danno il massimo e non si tireranno mai indietro, ai quali va il ringraziamento di tutti noi, ma non ci sono strutture in rapporto al numero degli abitanti.
Appare chiaro che ci troviamo davanti ad un nemico invisibile, senza armi e senza alcuna possibilità di essere curati in una malaugurata situazione di maggiora diffusione del virus.
Restiamo a casa.