di 𝐂𝐥𝐚𝐮𝐝𝐢𝐚 𝐀𝐥𝗼𝐧𝐠𝐢
Accanto ai medici, a fronteggiare questa emergenza sanitaria da Covid-19, ci sono gli infermieri. Oggi abbiamo avuto modo di parlare del ruolo fondamentale da loro svolto con il Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Agrigento, Salvatore Occhipinti.
Questa situazione emergenziale senza precedenti ha portato il vostro Ordine professionale a quali riflessioni?
È un’emergenza sanitaria in cui gli infermieri hanno mostrato tutta la crucialità del loro ruolo professionale. Gli infermieri sono essenziali su più fronti: dal triage ai setting ospedalieri a bassa ealta complessità fino all’assistenza domiciliare. Troppo spesso purtroppo questa centralità del ruolo non ha coinciso con un equo riconoscimento del lavoro svolto.
Il Coronavirus sta mettendo a dura prova l’intero sistema sanitario nazionale. Negli ospedali si fa la conta dei posti letto in terapia intensiva, ma anche di medici e infermieri a disposizione per fronteggiare l’emergenza. Da tempo lanciamo un allarme sulla carenza di organico e sui turni massacranti a cui sono costretti gli operatori in servizio. Il personale infermieristico in corsia è poco rispetto al numero di pazienti di cui prendersi cura, specie in condizioni di emergenza. Prova ne è la modalità di reclutamento del personale infermieristico messa in atto in questa situazione: dalla chiamata degli infermieri in pensione all’anticipazione delle sessioni di laurea.
Negli ultimi 3 giorni si è registrata una leggera flessione dei contagi specie nel nord del Paese, mentre per quanto riguarda la nostra regione la situazione sembra ancora in espansione. Che valutazioni si sente di fare?
Non bisogna abbassare la guardia. La strada per venire fuori da questa pandemia è ancora lunga e richiede l’impegno di tutti.
Sul territorio si è cercato di aumentare i posti di terapia intensiva e di pianificare l’assistenza in modo da non farsi trovare impreparati in caso di un aumento dei malati. Intanto è necessario contenere il contagio, di cui spesso sono vittime proprio gli operatori sanitari, mantenendo alta l’attenzione.
Cosa si sente di dire, a nome dell’Ordine professione che rappresenta, a tutti gli infermieri impegnati in questo momento nel nostro territorio?
Voglio loro mostrare tutta la nostra vicinanza e rassicurarli sul fatto che siamo al loro fianco e ci faremo portatori delle loro istanze. L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza, semmai ce ne fosse stato bisogno, il loro impegno, l’abnegazione e la competenza di cui sono portatori anche a discapito della loro salute e sicurezza.
L’infermiere è il professionista che più di ogni altro ha vicinanza e prossimità al malato. Il rischio di contagio e stress a cui è sottoposto quotidianamente non sempre cammina di pari passo con le tutele. Pensiamo, ad esempio, alla difficoltà di reperimento dei dispositivi di protezione individuale che consentono disvolgere il proprio lavoro di assistenza in sicurezza.
Dal canto nostro, siamo riusciti a recuperare 1500 dispositivi protettivi con visiera per naso, occhi e bocca. Questi dispositivisaranno distribuiti agli infermieri ospedalieri impegnati nei reparti destinati ai pazienti covid-19, agli infermieri che operano sul territorio e a quelli impegnanti nell’assistenza domiciliare palliativa.
Guardando al futuro, cosa sarà necessario fare a tutela della professione infermieristica?
Questo non è il tempo delle recriminazioni, ma una volta terminata l’emergenza sanitaria, sarà l’ora di sedersi ai tavoli istituzionali e organizzare la continuità assistenziale tra territorio e ospedale.
Ci aspettiamo concretezza e un pieno riconoscimento del valore e del contributo che la professione infermieristica sta mettendo a disposizione del Paese. È da troppo tempo che gli infermieri vivono una condizione occupazionale non in linea con il ruolo svolto e le competenze espresse, sia in termini contrattuali cheretributivi. È da ancora più tempo che invochiamo nuove assunzioni per rimediare a una carenza di dotazioni organiche che si è mostrata in tutto il suo impatto proprio oggi in piena emergenza.
Veniamo da anni di tagli alla sanità, il coronavirus non ha fatto altro che svelare i punti deboli.