Caro dottor Attilio Bolzoni non è da lei puntare il dito accusatore e sparare sul mucchio, su un’intera comunità.
Eppure lo ha fatto con il suo articolo “Mafia, un libro zero presenti” indicando Favara, i suoi cittadini e i suoi imprenditori come i mafiosi. Lo ha fatto usando stereotipi e frasi fatte che non si addicono alla sua storia di giornalista antimafia. Forse lo ha scritto perché accecato dalla rabbia, dal (giusto?) risentimento perchè, come scrive: “ho trovato una sala vuota e un silenzio assordante”. Ed ancora aggiunge: “Per un disguido non è venuta neanche una delle persone che avrebbe dovuto dibattere con me davanti al pubblico. Non c’era neanche lei”.
Proprio in ragione di ciò, che ci azzecca “un disguido” o una “cattiva organizzazione” che le ha impedito di presentare i suoi libri ad un pubblico, che non c’era, con lo sparare “cazzate ad alzo zero”, additare l’intera città accusandola indiscriminatamente di mafiosità. Se “per un disguido” neanche gli addetti ai lavori erano presenti, come può pretendere che il cittadino comune fosse li a partecipare all’incontro. Perchè ha avuto questa spropositata reazione mediatica a tiratura nazionale, perchè accusare un intero paese che, come lei rimarca, “prova a rifarsi una verginità politica e d’immagine”.
Lei ipotizza che “l’argomento mafie non sia ancora popolarissimo da queste parti”.
Caro collega giornalista antimafia ( chi fa questo mestiere per passione come me lo è) i cittadini di Favara, i tanti imprenditori, i tanti commercianti che da anni lottano contro la mafia, per l’affermazione della legalità, per la crescita e lo sviluppo della cultura, non meritano questo tuo attacco. Sai una cosa! Ci siamo riusciti! Facendo tanti piccoli passi in avanti, gioiendo di tante conquiste che ci hanno portato a creare una città migliore. Ci siamo riusciti nonostante gli attacchi ingiustificati, l’ultimo proprio il tuo.
Se non c’era nessuno alla presentazione del libro non è perchè, come ipotizzi: “c’è stata una diserzione clamorosa” o chissà quale complotto. Semplicemente perchè, per qualche motivo, la macchina comunicativa si è inceppata e non ha funzionato. Conosco da decenni il Dottor Antonio Liotta e so del suo grande impegno culturale e antimafia, del suo valore e delle sue centinania di manifestazioni culturali e sociali, credimi tutte riuiscite. So della professionalità della collega giornalista Daniela Spalanca e del suo impegno. So dell’indubbia azione culturale che “una signora che è la protagonista con il marito di un’avventura culturale e che vuole portare un po’ di sapere in un angolo di Sicilia”, come hai descritto Florinda Saieva e il marito Andrea Bartoli da anni portano avanti.
Anch’io come tanti altri miei colleghi giornalisti e addetti ai lavori, operatori culturali non ne sapevamo niente. Ma a prescindere da ciò. Per il solo fatto che la sala dove si doveva presentare il suo libro era vuota lei si permette di definirlo “un piccolo fatto misterioso e senza precedendi”.
Carissmo Bolzoni hai provato anche di capire il perchè del fatto che nessuno era presente “neanche il matto della piazza”, mi spiace! credo proprio che non lo abbia capito, considerate le farneticazioni e le dietrologie che sono state ipotizzate nel, poco lucido articolo.
Quella sera io ero al Caffè Italia, ho incontrato la dottoressa Spalanca, ho salutato il dottore Liotta e poi per educazione ho salutato tutti e devo ammettere, me ne duole, che non l’ho riconosciuta. Ho chiesto alla dottoressa Spalanca come mai si trovasse a Favara, mi ha detto che si dovevano presentare di libri di Attilio Bolzoni, e per un disguido non è stato possibile. Leggere questa mattina, invece, le sue accuse che trasudano rabbia da ogni parte mi ha fatto male. Anche perché lei non ha dato la giusta interpretazione al fatto. Ha scritto di paura di mafia, di complotto, di assenze, di diserzione, di allusioni e di mafiosità. Tutte minchiate!
Mi meraviglia e mi stupisce questa inappropiata reazione. Fa male in prima persona a chi le è stato vicino, Daniela Spalanca e Antonio Liotta su tutti. Persone di cultura e baluardi dell’antimafia e della legalità. Ma soprattutto con le sue affermazioni, lei ha fatto male ad un’intera comunità laboriosa e non mafiosa. Certo una piccola, piccolissima parte sta dal lato della mafiosa, lo dimostrano le cronache che lei conosce bene, non lo neghiamo. Se per la presentazione del suo libro qualcosa non è andata per il verso giusto, non necessariamente si deve gridare al complotto mafioso e agli “omissis” della cantata del pentito Giuseppe Quaranta.
Mi spiace caro Attilio Bolzoni stavolta ha toppato. Quella leggera pioggerellina che lei cita a chiusura del suo articolo è stato solo lei a farla diventare “malu tempu”. Favara non ha alcuna colpa.