L’interdittiva è l’ultima, in ordine di tempo, bomba sganciata su Girgenti acque.
Il 28 di Settembre scorso l’assemblea dell’Ambito idrico ha deciso di risolvere il contratto con il gestore, Girgenti acque, e ha dato in tal senso mandato al direttivo. Ad oggi 20 Novembre, a quasi due mesi, non si hanno notizie sull’invio della risoluzione al gestore del servizio idrico integrato.
Ora, lasciamo per un po’ le decisioni e le date per dare un’occhiata sul panorama esterno, in pratica su quello che vive la cittadinanza, l’utenza e gli stessi dipendenti dell’azienda, lavoratori che nulla c’entrano con le dinamiche del vertice aziendale.
Il servizio idrico integrato, in quasi tutta la provincia, è un disastro, depuratori non a norma, fogne che inquinano l’ambiente, l’erogazione idrica ancora con le turnazioni destinata ad allungarsi ad ogni minimo guasto sul sistema.
A fronte di un servizio che non può definirsi adeguato, c’è un costo a carico dell’utenza tra i più elevati a livello regionale e nazionale. Sono necessari e urgenti lavori di ammodernamento sia nel sistema idrico che fognario.
Davanti al disastro da anni si parla, si parla senza mai arrivare ad un risultato certo.
A seguito dell’interdittiva cosa ci aspettiamo come cittadini di questa provincia? Ci aspettiamo di conoscere un minimo segnale di esistenza in vita da parte del datore di lavoro di Girgenti acque, che è l’Ati a sua volta formato dai sindaci dell’agrigentino.
Ed è una legittima pretesa dell’utenza e dell’opinione pubblica conoscere la reazione dell’Ati “sul sussistono elementi relativi di infiltrazione mafiosa, ai sensi dell’art. 84 e dell’art. 91 del D. lgs 6 settembre 2011, n.159 e ss.mm. ii” come si legge nel provvedimento del Prefetto.