La rinascita dell’Oratorio e del campetto di calcio ad opera di Don Uriel Ortiz, parroco vocazionista della Parrocchia di San Giuseppe Artigiano consentirà a centinaia di ragazzi favaresi di ritrovarsi in un luogo dove potranno conoscere il vero senso della vita e ritrovare quei valori umani e religiosi che negli ultimi anni sembravano essersi sciolti nel totale abbandono delle preposte Autorità.
Non ho il piacere di conoscerlo personalmente, tranne in qualche sporadica occasione in cui ho avuto modo di apprezzare il suo modo di porgersi verso la comunità. L’ostacolo da superare, però, era racchiuso in un vecchio detto popolare: “senza sordi, Missa un sinni canta!”. Sappiamo che ha dovuto stipulare un mutuo di 110.000 euro che sicuramente non basteranno. Un pazzo o un Uomo della Provvidenza? Propendo per quest’ultima. Così come sono certo che la Provvidenza lo ricompenserà.
Negli ultimi tempi Favara sta vivendo un altro piccolo, ma importantissimo e duraturo momento di crescita sociale e, perché no?, anche culturale con la rivitalizzazione di Piazza Cavour da parte di alcuni privati e giovani imprenditori a cui auguro un meritato ritorno economico. La politica naturalmente assente.
Giorni fa il Farm Cultural Park di Andrea Bartoli con la moglie Florinda ha attirato centinaia di visitatori per una sorta di re-inaugurazione dell’ormai famoso Cortile Bentivegna, “I Setti Curtiglia” reso ancora più caratteristico, più bello e accogliente. Anche lui investendo con l’assenza della politica.
Si sta muovendo un altro progetto, forse troppo impegnativo, ma che potrebbe diventare l’emblema e il riscatto di un paese che sembra votato alla rassegnazione. Idea chiara, fattibile, mi dicono, che dovrà scuotere il tessuto sociale di Favara, tramite la Chiesa, l’Associazionismo, la scuola, il volontariato. Arduo, difficile, come arduo è stato il breve tragitto in macchina necessario per raggiungere un luogo che i favaresi guardiamo ogni giorno, come una cosa scontata, ma lontana. E quando scendiamo la prima cosa che vedo è una Croce di ferro immensa, piantata sul punto più alto di Monte Caltafaraci, a Muntagnedda. Giù, Favara sembra piccola ma ho subito l’impressione che quella Croce sembra voglia proteggerla. Mi accorgo che è rivolta verso il Convento dei Frati Francescani.
Vengo a sapere che a posarla è stato Frate Imrich nel 2006, allora era l’economo del convento, oggi risiede a Cefalù. Era un contemplativo, un uomo di Fede, ci riferisce Fra’ Giuseppe Maggiore. Scelse quel posto perché poteva guardarla anche dal Convento. Il ragazzo che mi ha accompagnato non mi parla di cose grandiose, mi dice che da quattro anni ha in mente un segnale di devozione e che quella Croce e quel luogo diverranno il Pellegrinaggio della pace e del perdono dei favaresi, un appuntamento annuale da svolgersi attorno alla metà del mese di settembre. Ne ha già parlato con tanti amici che lo aiuteranno, con l’Arciprete, col Consiglio Pastorale, con i Parroci, i volontari, operatori scolastici, ricevendo adesioni entusiaste. E’ tutto pronto. Il Comune ha già dato il suo patrocinio. I ragazzi sperano anche in quello dell’Arcivescovo.
Osservando gli occhi di quel ragazzo credo di aver capito che il mondo può cambiare in meglio. Ma di lui parleremo ancora. Grazie da parte di SiciliaOnPress.
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Come dimostrare volevasi…