Sul negato accesso per il Comune di Favara ai benefici previsti dal provvedimeno Alfano, a mio avviso, non ci sono colpe e quindi non ci sono responsabili da cercare e trovare ad ogni costo.
E se la colpa è di nessuno nello stesso tempo è bene precisare che la classe politica favarese in questi anni non ha saputo fare quadrato sui bisogni e sulle esigenze di una città che, ormai, è al collasso. In questo senso tutti nessuno escluso devono sentirsi colpevoli per non aver fatto abbastanza.
Se l’on. Bosco è amico personale del Ministro o se l’on. Moscatt, come tutti gli altri deputati nazionali e regionali, non riescono a portare benefici alla collettività, la colpa è anche di coloro i quali dovrebbero stimolare l’azione di governo magari proponendo progetti ed iniziative.
Mi fermo e ci ritorno tra un pò sul particolare argomento.
Prendo, intanto, spunto da un post su Facebook di Mimmo Russello, sempre preciso e puntale, che ricorda come “la misura finanziaria indicata dal ministro Alfano (ossia l’esclusione dal patto di stabilità interno delle spese sostenute da alcuni comuni siciliani per l’assistenza e l’ospitalità dei migranti) NON è un finanziamento, ma solo una deroga al patto di stabilità interno, equivalente all’importo delle spese sostenute, in rapporto all’indebitamento netto della pubblica amministrazione rappresentato dal saldo fra entrate e spese finali.
Dunque, per fare un esempio, se il comune ha speso 10.000 euro per l’accoglienza e l’ospitalità dei migranti tale somma non verrà conteggiata ai fini del patto di stabilità interno di quel comune (alla stessa maniera di come avvenuto nel passato per spese sostenute per fronteggiare calamità naturali, grandi eventi, investimenti infrastrutturali, ecc…). Nulla a che vedere con un finanziamento, né con l’eventuale rimborso delle somme sostenute a tale scopo.”
La proposta di Russello, che condividiamo, è quella di consentire l’opportunità di modificare la misura finanziaria proposta dal governo, permettendo a “TUTTI i comuni che hanno sostenuto delle spese per l’accoglienza e l’ospitalità dei migranti potranno beneficiare della deroga al patto di stabilità interno nella misura corrispondente all’importo della spesa in relazione all’entità della sua popolazione”.
Allora una simile proposta che non crea disparità di trattamento e sospetti nella scelta dei comuni, come non può essere sostenuta ed incoraggiata da TUTTI i deputati?
Ecco on. Bosco, on. Moscatt, on. Alfano e Presidente Renzi, questa è una proposta seria; perché non attuarla?
Ritorniamo allo specifico argomento su Favara. Quanto ai progetti SPRAR, va detto che è vero che il comune di Favara, dopo anni di gestione e di partecipazione al sistema SPRAR, quest’anno non ha partecipato ai bandi di finanziamento e non ha pertanto usufruito del fondo nazionale per l’accoglienza di immigrati e/o rifugiati politici. Un’occasione persa, un gesto grave condotto in maniera silenziosa sul quale non si è registrata alcuna protesta.
Il non aver partecipato al bando SPRAR, cioè al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), non significa che Favara, in questi anni, non sia stata attenta e disponibile nell’accogliere immigrati, concedendo per esempio il palazzetto dello sport, offrendo loculi cimiteriali, dando assistenza sociale e sanitaria.
Il estrema sintesi mi permetto di consigliare alla classe dirigente politica, maggiore umiltà, più senso di servizio, meno sterile protagonismo, meno accanimenti personali e di tentare di riuscire a fare squadra per il bene generale ed esclusivo dei propri cittadini. In altre parole bisognerebbe “spingere la carretta in un’unica direzione, verso la gente”.