Paolo Montaperto
Vi racconto l’emozione di un Natale diverso per il gruppo giovani della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Favara, per le detenute del Carcere di Agrigento e, ci auguriamo, di chi tra qualche giorno visiterà il singolare Presepe.
Ma veniamo al racconto dei fatti.
Ieri, chi scrive, Padre John, Valeria, Irene, Domenico, Asia, Giulia, Martina, Maria Sofia, Michele e Karol hanno fatto visita alla casa circondariale di Agrigento.
La visita ha avuto uno scopo ben preciso: la realizzazione di un progetto pensato da tempo per le prossime feste natalizie.
Arrivati, poco prima delle 15, dopo la fase di identificazione e riconoscimento, siamo stati accompagnati nel reparto scelto, ovvero quello femminile.
Nella cappella, ci siamo predisposti all’accoglienza delle detenute. Diciamo che quei minuti di attesa, ci hanno portato ad attimi lunghissimi di silenzio, nel quale ognuno di noi rifletteva su tanti interrogativi, e vi posso garantire che non è stato facile resistere all’emozione.
Abbiamo visto arrivare le detenute, i loro visi, i loro occhi, sentito le mandate delle porte blindate che si aprivano per chiudersi un attimo dopo il passaggio delle donne, un tripudio di emozioni ci hanno tenuto compagnia per tutto il tempo.
L’incontro si è iniziato subito con un saluto alternato alla preghiera e una brevissima presentazione di tutti noi e anche del progetto sulla realizzazione di un presepe particolare, nel quale si moltiplicheranno i doni al Bambino.
Oltre l’oro, l’incenso e mirra procederanno verso la Grotta della Natività i pensieri scritti dalle detenute.
Per la stesura degli stessi biglietti contenenti le loro speranze, attese, pensieri, le abbiamo aiutate noi, riflettendo sulla Luce, speranza, pace, amore e gioia, tutto ciò che porta solo ad un unica parola: Natale. Abbiamo consegnato ad ognuno di loro dei fogli e le penne, il resto del dono lo hanno completato loro.
Il momento più toccante dell’incontro; mamme piene di lacrime che bagnavo i fogli, mani che tremavano, capi che si abbassavano, e sorrisi speranzosi.
Il respiro si è fermato.
Indimenticabili gli occhi rassegnati alla loro vita, i loro consigli rivolti ai più giovani sul pensare sempre alle conseguenze delle azioni e poi la richiesta avanzata dalla più anziana del gruppo: “appena uscite accendete un cero per noi”.
Noi, dal canto nostro, abbiamo donato piccoli segni del Natale, palline e statuette del Bambin Gesù.
Ci hanno chiesto di ritornare e l’indirizzo della nostra parrocchia per poterci scriverci e mantenere il legame affettivo stabilito nel seppure breve incontro.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare il nostro progetto, la direttrice dell’Istituto di pena, dottoressa Floria, il dottore Di Miceli e la Polizia penitenziaria. E adesso mano al nostro “Presepe delle emozioni”.