PROF. AVV. GIOVANNI TESÈ
Il 21 dicembre 1983, quarant’anni fa, è morto a Roma a soli 57 anni l’onorevole Luigi Giglia. Era nato a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, il 12 novembre 1926.
Ricordarlo nell’anniversario della sua scomparsa, è occasione per far memoria della lezione umana e politica che ci ha lasciato e che ancora oggi è viva e attuale, nonostante la sua figura sia stata dimenticata dai più e a ricordarcela siano soltanto: la via a lui intitolata a Campobello di Licata; l’aula che fu del consiglio provinciale nel palazzo prefettizio di Agrigento; la piazzetta centrale di San Leone, che prima veniva indicata come piazzale Aster e che, da alcuni anni, è stata a lui dedicata.
Luigi Giglia inizia a fare politica giovanissimo, sul finire della seconda guerra mondiale, militando tra le file della Democrazia Cristiana sin dalla prima fase della sua costituzione.
Era un “politico nato” -come ha detto di lui lo scrittore Andrea Camilleri, suo compagno di ginnasio al Convitto Vescovile di Agrigento e poi al liceo Empedocle.
È proprio negli anni del liceo che per Luigi Giglia nasce la passione per la politica ed è sempre in quegli anni che avvia una grande amicizia con due importanti uomini della chiesa cattolica: monsignor Giovanni Battista Peruzzo, vescovo di Agrigento, e monsignor Angelo Ginex, sacerdote antifascista e promotore della dottrina sociale cristiana.
L’azione politica di Luigi Giglia è d’altronde ispirata ai valori del cristianesimo e ai principi della dottrina sociale della Chiesa, tanto che guarda con profonda ammirazione e concreta partecipazione l’opera portata avanti dalle suore della comunità religiosa delle Figlie della Carità, devote e seguaci di San Vincenzo de’ Paoli e di Santa Luisa di Marillac, che ricordiamo ancora oggi per il caratteristico copricapo, una cuffia (cornetta) inamidata con due falde o ali ai lati.
Tutte le volte che Giglia veniva a Naro, la mia città, prima ancora di recarsi nella locale sezione della democrazia cristiana, ubicata in piazza Cavour, non mancava mai di fare una visita alle Suore Vincenziane presso l’Istituto Immacolata Concezione, sito nelle immediate vicinanze.
Nel 1946 Luigi Giglia diviene segretario provinciale della Democrazia Cristiana di Agrigento.
Costante e costruttivo è il suo rapporto politico con l’onorevole Salvatore Aldisio fondatore insieme a Bernardo Mattarella e Giuseppe Alessi, nel dicembre del 1943, della Democrazia Cristiana.
Laureatosi in giurisprudenza, consegue prestissimo e brillantemente l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato.
Il 25 giugno del 1953, ventisette anni ancora non compiuti, viene eletto deputato nazionale per la Democrazia Cristiana nella circoscrizione della Sicilia occidentale.
Da allora, nello stesso collegio elettorale, è sempre rieletto. Rimane in carica per trent’anni consecutivi fino alla sua morte, assolvendo pure alle funzioni di sindaco del suo comune natale dal 1963 al 1967.
Nelle otto legislature in cui è chiamato a rappresentare il popolo italiano non si risparmia nemmeno un istante. Svolge il mandato parlamentare con passione civile, serietà, senso di responsabilità, concretezza e competenza.
Interessanti i suoi interventi alla Camera dei Deputati sulle condizioni di vita degli operai, sulla tutela dei lavoratori italiani all’estero, sulla tutela previdenziale dei coltivatori diretti, sugli interventi in favore dei terremotati della Valle del Belice, sull’inquinamento, sul precariato nella scuola, sull’edilizia scolastica e sulla realizzazione di scuole elementari nelle zone di montagna, sul turismo, sul fondo di solidarietà contro le calamità atmosferiche, sulla formazione della proprietà coltivatrice e su tante altre problematiche ed emergenze di prevalente interesse sociale.
Riveste importanti incarichi di partito nella Democrazia Cristiana e nel governo del Paese.
E’ sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici (III Governo Moro, II Governo Leone, V Governo Andreotti, I e II Governo Cossiga), ai Trasporti e all’Aviazione Civile (II Governo Andreotti), alle Poste e Telecomunicazioni (IV Governo Rumor) e alla Presidenza del Consiglio (Governo Forlani).
Ricopre con prestigio e competenza l’incarico di presidente del Comitato per l’Edilizia Residenziale, di presidente della Commissione Lavori Pubblici e di deputato Questore della Camera dei Deputati nella IX legislatura fino alla sua scomparsa.
Anche nel partito della Democrazia Cristiana è chiamato a ricoprire incarichi di grande responsabilità, come quello di consigliere nazionale, di componente della direzione e della giunta esecutiva della DC siciliana, di segretario provinciale della DC di Agrigento (carica, quest’ultima, che ha più volte ricoperto).
Luigi Giglia è stato un uomo d’azione; un politico concreto che è riuscito a destare apprezzamento, stima e rispetto in chiunque lo abbia avvicinato; un punto di riferimento non solo per gli amici ma anche per gli avversari politici.
E’ stato sempre attento alle dinamiche sociali, pronto all’ascolto, aperto al nuovo, alle innovazioni, lungimirante e sensibile alle istanze della società e ai problemi della comunità. Ha lottato sempre per una politica più umana, alla maniera di Jacques Maritain. E, coerentemente con il pensiero e l’insegnamento di Luigi Sturzoe Alcide De Gasperi, si è sempre battuto per le autonomie locali, le libertà e i diritti umani.
E’ stato strenuo difensore dei principi e dei valori sanciti nella Costituzione Repubblicana, della dignità della persona umana e soprattutto della libertà e della democrazia.
Ha avuto un grande senso dello Stato e delle Istituzioni. A tal riguardo, grande rilievo assumono le espressioni di cordoglio e di stima che la Presidente della Camera dei deputati onorevole Nilde Jotti ha pronunciato nell’Aula di Montecitorio durante la seduta del 16 novembre 1984 in occasione della commemorazione della sua figura.
La Presidente Nilde Jotti disse tra l’altro: « […] è con immutato rimpianto che la nostra Assemblea a distanza di circa un anno dalla improvvisa scomparsa, si raccoglie in deferente omaggio alla memoria dell’onorevole Luigi Giglia, Questore della Camera. Ricordarlo significa rendere onore ad un uomo che portò in tutta la sua attività una grande passione civile, un impegno infaticabile e rigoroso, una grande capacità di far politica, di lavorare giorno per giorno per far funzionare in ogni sede i meccanismi delicati e complessi della democrazia. Luigi Giglia era sempre attivo e presente nella concretezza del lavoro politico e parlamentare, nello studio e nella soluzione dei problemi reali del Paese, che sempre sapeva riferire ad un progetto generale, alle ragioni ideali che lo avevano portato a far politica. Fu pienamente consapevole delle responsabilità e della specifica professionalità che il mandato parlamentare richiede. Professionalità che per lui significava impegno morale, senso dello Stato e delle istituzioni, conoscenza profonda delle leggi, delle procedure, delle strutture delle amministrazioni pubbliche. Partecipava in prima linea al lavoro parlamentare anche quello meno appariscente delle Commissioni e dei Comitati, dove materialmente si scrivono le norme, si confrontano le posizioni e le ispirazioni diverse delle forze politiche, si cerca parola per parola l’accordo necessario a dar vita alla legge. In tutto ciò egli era maestro, per la sua esperienza, e per la sua straordinaria capacità di condurre il confronto politico, di ricercare la mediazione e l’accordo, di prendere decisioni ed assumersi le relative responsabilità. […] Fu un punto di riferimento indispensabile nell’attività parlamentare per amici ed avversari politici, dai quali era – e lo dico senza alcuna retorica – egualmente apprezzato e rispettato. […] La sua presenza era preziosa anche per questo, ed anche per questo tutti sentiamo fortemente la sua mancanza” .
Luigi Giglia, consapevole dei problemi del suo tempo, è stato un tenace sostenitore degli interessi della Sicilia e un profondo conoscitore della realtà e delle criticità emergenti del territorio siciliano.
Agricoltura, turismo, grande viabilità, infrastrutture, arte, cultura, recupero dei centri storici minori, urbanistica, piccola e media imprenditoria e sostegno delle politiche comunitarie hanno rappresentato per Luigi Giglia i pilastri, i volani della crescita e dello sviluppo per la nostra Sicilia.
Egli ha creduto convintamente che tanto le infrastrutture di tipo economico (reti stradali e ferroviarie, porti, dighe, etc…) quanto le infrastrutture di tipo sociale (edifici scolastici e ospedalieri, in primis) fossero strettamente legate, ancorché non da sole, sia allo sviluppo dell’Isola sia alla promozione sociale e culturale della sua popolazione.
In quest’ottica, come esponente del governo del Paese e come dirigente di partito, si è impegnato a favorire la realizzazione di infrastrutture in Sicilia con risultati, per quel tempo, sicuramente soddisfacenti.
Luigi Giglia era attaccato alla sua terra e ai suoi conterranei. Quasi ogni sabato ritornava ad Agrigento per incontrare amici, elettori, cittadini comuni, dirigenti di partito e avversari politici. Non mancava di visitare i comuni e le sezioni della Democrazia Cristiana del suo collegio elettorale e partecipava alle numerose iniziative che si organizzavano in tutta la Sicilia.
Il suo quartier generale, dove tutti gli amici lo incontravamo, specie negli ultimi anni della sua vita, era diventato il Jolly Hotel di Villaggio Mosè – Agrigento.
Era sempre per me (studente di giurisprudenza, prima, e giovane avvocato, dopo) una grande gioia dialogare con Luigi Giglia e al tempo stesso una grande opportunità potere imparare ad elaborare strategie, affrontare problemi, individuare e ricercare soluzioni.
Egli è stato un maestro e un insostituibile punto di riferimento politico. Non si stancava mai di imparare dagli altri, insegnando agli altri. Saggezza e maturità hanno caratterizzato il suo stile di vita.
Ci esortava ad essere generosi, a mettere prima il noi e il bene di tutti a qualunque tentazione egoistica e individualistica. Ci insegnava che era sempre preferibile anteporre la chiarezza dell’impostazione politica a qualunque ambizione e posizione personale. Ci raccomandava di affrontare i problemi con serietà, umiltà, equilibrio, responsabilità, professionalità, concretezza, competenza, preparazione e progettualità e soprattutto senza improvvisazioni.
Era decisamente contrario ad ogni forma di populismo o di trionfalismo. Ci sollecitava ad ascoltare le persone, a vivere a contatto con la gente, a constatare i problemi personalmente, ad avere una visione chiara, globale e organica della realtà e delle dinamiche sociali, economiche e politiche e soprattutto di avere chiari e precisi gli obiettivi da perseguire. Ci invitava a guardare avanti e a non arrenderci mai di fronte alle tante asperità in generale e politiche in particolare.
Il 1983, l’ultimo della sua vita terrena, per Luigi Giglia è stato un anno politicamente e umanamente impegnativo e per molteplici motivi indimenticabile.
Un primo importante impegno è stato lo storico Congresso regionale della Democrazia Cristiana siciliana, il nono, che si tenne ad Agrigento nel febbraio del 1983, ponendo al centro del dibattito la questione morale.
Subito dopo, ci sono state due campagne elettorali, quella delle elezioni amministrative e quella delle elezioni politiche per il rinnovo del parlamento nazionale (IX legislatura) in cui il deputato è stato ancora candidato ed ancora eletto, stavolta con 60.377 voti di preferenza su 541.959 voti di lista.
Tanto il Congresso regionale democristiano quanto le due campagne elettorali per Giglia sono stati coinvolgenti ed estenuanti.
L’ultima volta che l’ho incontrato è stato pochi giorni prima che morisse. Un incontro avvenuto a Campobello di Licata, suo paese natale. Ero insieme a Peppino Costanza Gaglio. Il mio ricordo è ancora nitido anche nei minimi particolari. Quella sera egli ha partecipato alla riunione del Consiglio Comunale guidato dall’allora Sindaco onorevole Calogero Gueli, autorevole esponente del Partito Comunista della federazione di Agrigento.
A conclusione del Consiglio Comunale, il Sindaco Gueli ha affidato a Giglia due faldoni di documenti e progetti di opere pubbliche perché potesse seguirne a Roma l’iter per i relativi finanziamenti.
Giglia era ben lieto di potersi adoperare fattivamente per il proprio paese, per la propria comunità, per la propria terra. Non gli importava che l’amministrazione fosse comunista o democristiana. Quel che importava era fare: fare per promuovere sviluppo, per garantire lavoro, per il bene dei cittadini, di tutti i cittadini.
Pochi giorni dopo, il 21 dicembre, abbiamo appreso la notizia che Luigi Giglia ci aveva lasciati per sempre. Una notizia che ha lasciato tutti sgomenti. Il cordoglio infatti è stato unanime.
Alla politica di oggi mancano sicuramente uomini come Luigi Giglia. Il suo impegno politico, la sua passione civile e sociale, il suo senso di responsabilità e la sua lotta contro ogni forma d’indifferentismo e di rassegnazione rappresentano ancora oggi una grande lezione umana e politica e al tempo stesso un monito per il presente e per l’avvenire.
In un periodo nel quale la politica ha urgente bisogno di recuperare credibilità e riappropriarsi del proprio ruolo, la figura e l’insegnamento umano e politico di Luigi Giglia costituiscono un grandissimo esempio e un riferimento straordinariamente attuale.
Giovanni Tesè
Nella foto di copertina: il dottor Principato, il dottor Gaetani, l’onorevole Giglia (terzo a sinistra), il cavaliere Sicilia, il signor Tropia, l’avvocato Tesè (autore del presente contributo), il dottor Terranova, l’avvocato Burgio e Peppino Costanza Gaglio.