Vincenzo Cavaleri
Ci sono due scrittrici giurgintani allo Strega, il più importante premio letterario italiano.
Non che siano nate proprio ad Agrigento, ma che con Agrigento hanno molto a che fare.
Due scrittrici legate a questa terra, dunque: una, perché pronipote di Luigi Pirandello; l’altra, perché ci ha vissuto per un bel pò, immedesimandosi nei luoghi ed animando culturalmente la città.
Si tratta di Sofia Pirandello e di Daniela Gambino che partecipano allo Strega rispettivamente con Bestie (romanzo edito dalla Round Robin Editrice e presentato da Umberto Croppi, direttore generale della Fondazione Valore Italia) e con Due fuori luogo (romanzo edito da Jack Edizioni e presentato dallo scrittore siciliano Fulvio Abbate).
Sofia Pirandello, 29 anni, si porta dietro un cognome troppo importante, quello di un grande scrittore e drammaturgo, al quale è andato pure il premio Nobel per la letteratura e del quale è pronipote. In pratica, Luigi Pirandello è il nonno di suo nonno. E lei lo ama tanto come scrittore ed autore di piece teatrali.
Come ama la Sicilia che, in fondo, è la sua seconda casa -o forse la prima. “La Sicilia è il posto più bello del mondo”-ebbe a dire in un’intervista rilasciata in occasione del debutto letterario col romanzo Candido suicida, uscito nel 2018, sempre per i tipi della Round Robin Editrice.
Adesso, la partecipazione al premio letterario più importante d’Italia, con Bestie, che viene così presentato da Umberto Croppi: “è un romanzo che non lascia scampo: ti percuote e ti attraversa come la vita di Lucia, la protagonista bambina che in questa storia familiare diventa donna. Il male è essere una «fimmina», un danno, un problema insuperabile (…) Bestie, della giovane Sofia Pirandello, è un racconto di un Sud indolente e lento. Il racconto poetico di un viaggio che attraversa il tempo, tra la Sicilia in cui la bambina è cresciuta e un Nord in cui si troverà intrappolata.(…) Diceva Hölderlin che “dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva” e, Bestie, che in siciliano lo si dice degli stupidi, si riferisce anche a chi nutre un’indole malvagia. E Lucia sa che “bestie” sono coloro che la crescono e la trattano con violenza nel corso della sua vita. “Bestia” è lei, inadeguata in ogni contesto, spaventosa perché alle volte feroce, incomprensibile perché incapace di ridursi al ruolo di moglie e madre. E “bestie” sono quelle su cui usa sapientemente i coltelli nel retrobottega di quella macelleria che probabilmente la renderanno la donna che voleva essere: “dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva”.
Altro strutturazione c’è invece in Daniela Gambino autrice che, quando viveva ad Agrigento, faceva animazione culturale e formazione letteraria e presentava libri al ristorante-vineria Per Bacco, sito nel vicolo Lo Presti, una traversa della via Atenea, la principale via del centro, dove pure si trova la parrucchieria Alessandro, altro luogo di formazione ed animazione culturale prescelto dall’autrice, palermitana di nascita ed adottata a lungo da Agrigento.
Le sue prime opere letterarie risalgono al 2003: “Cosa ti piace di me?”, il cui sottotitolo è “Storie di ragazzi a Palermo” e “Macho macho” il cui sottotitolo è “Storie improbabili di maschi italiani”. Poi, un anno dopo, è uscito “Bukowsky e Babaluci”. E poi ancora: “Perdersi a Palermo. Guida insolita e sentimentale”(2007)e“Abbi cura di te”(2008); “101 cose da fare in Sicilia almeno una volta nella vita” (pubblicato per la prima volta nel 2009 da Newton Compton Editori che ne hanno fatto uscire una ristampa nel 2020); “Dieci gay che salvano l’Italia oggi” (2011); “Ma tu sei felice? Un’indagine sulla felicità”(2013); “La perdonanza” (2017); “Conto i giorni felici. Cercando la felicità (e altre cose venute dopo)”(2019).
Adesso, è la volta del Premio Strega con un romanzo che viene così presentato da Fulvio Abbate: ”Il romanzo di Daniela Gambino, Due fuori luogo, pubblicato da Jack Edizioni, racconta e prova a restituire la «vita agra» di due ragazzi siciliani a Milano. Lui e Lei. Lei palermitana, Lui catanese. Fuori sede e insieme, appunto, fuori luogo, forse anche caratterialmente e antropologicamente agli antipodi, lì a coabitare. Il luogo, la «casa», lo smarrimento, la passione, il sesso, le emoticon, il «pacco» che i genitori inviano da «giù», e ancora il senso di calda estraneità, perfino «la lotta con l’accento e le vocali aperte» per non avere percezione d’essere «stranieri». La commozione e il divertimento. Il microcosmo nascosto di una relazione sentimentale tra «emigranti» a loro modo intellettuali iperconnessi, digitalizzati, con i genitori che appaiono in videochiamata o in chat come santi evocati in un ex-voto contemporaneo, post era dei baby boomer. L’epopea struggente dei siciliani a Milano, appunto, al tempo di Instagram e di TikTok. La nostalgia del mare di Mondello e di Sant’Agata Li Battiati in un oceano di email. Ma anche il racconto di Milano, la città «agra», nei giorni del lockdown, un romanzo intimo e, a suo modo, perfino politico, dove si riflette anche su un contesto sub-culturale ed economico lontano, «alieno» e tuttavia che strega lo sguardo di chi lo narra(..)”.