Lelio Castaldo
Una denuncia, diversi accertamenti, molti andati in fumo. Altri no; anzi, uno solo no. Fatture mai pagate alla Publikompas che lavora per conto del quotidiano “La Sicilia”. Un accordo per alcuni redazionali che gridavano di Agrigento come un cantiere aperto pronto chissà a quali opere faraoniche.
Niente di tutto. Né fatture (pagate), né grandi opere. Solo una condanna, per Marco Zambuto. Due brevissimi piccoli mesi (e qualche giorno) che abbattono una intera amministrazione. Zambuto, con estrema dignità e grandissimo spirito di sacrificio ha mollato. Lascia la città, momentaneamente nelle mani di Piero Luparello e di una Giunta che durerà da natale a Santo Stefano.
Purtroppo rimarrà l’intero Consiglio comunale, almeno fino al giorno in cui ad Agrigento si andrà alle urne per eleggere il nuovo sindaco.
Imbarazzante e deprimente il Civico consesso in questi mesi. Una guerra senza confini, macchina amministrativa ferma, dispetti e tanto, tanto rancore. Fantomatiche (ma in realtà pulcinellate…) mozioni di sfiducia che hanno annichilito una città intera, ferma ed allo sbando più totale.
Noi li mettiamo tutti e trenta, ma in realtà i più facinorosi li conoscete benissimo. A salvarsi, per coerenza ma non certo per attività politica, il gruppo dell’MPA, unico a portare avanti la mozione debitamente firmata ed alla spasmodica continua ricerca di adepti che via via andavano scomparendo come topi nelle gabbie.
Addirittura qualcuno ha organizzato una serie di conferenze stampa dalla durata secolare. E poi si viene a scoprire che in tv faceva casino e poi leccava dietro la porta del sindaco per cercare “mediazioni”. Si, mediazioni, alle quali Zambuto non ha ceduto ed ha preferito togliersi di mezzo anziché ritornare ai vecchi autisti e ai vecchi mattinieri “allacciatori di scarpe”. Anche perché, rimanendo in tema di vecchi mestieri e mestieranti, ormai di cravatte, Zambuto, ne avrà bisogno molte di meno. Mestieri, questi, che qualche consigliere sapeva svolgere alla perfezione.
Ora arriverà un commissario e dovremo avere a che fare con lui. La città è quella che è, il Consiglio comunale non ha certo la stessa dignità di Zambuto. Non si schioda per nessun motivo. Adesso i nostri trenta eroi dovranno rapportarsi con l’inviato speciale di Crocetta.
Già non hanno fatto una mazza, perché se pensano che le colpe sono solo di Zambuto sono dei veri e propri pazzi. Non vogliamo immaginare il rapporto che verrà instaurato con il commissario, ora che non hanno più il capro espiatorio, colui il quale puntare il dito ogni giorno per nascondere le proprie schifezze e le proprie nefandezze.
Sperano, sicuramente, che le elezioni avverranno il più tardi possibile, perché il pane è il pane e il gettone è il gettone. Valla a fare un’altra campagna elettorale, porta per porta, casa per casa e soprattutto senza presentare alla gente un briciolo di attività a favore di Agrigento. Solo insulti, acredine, odio, minacce e accuse infamanti come quelle subite dall’assessore Messina da parte di uno pseudo consigliere politicamente di infimo ordine e peggiore di una macchina sputafango.
Ne siamo certi, così come eravamo certi che molti non avrebbero firmato la sfiducia o, peggio ancora, coloro i quali pretendevano la testa del sindaco per poi andare a leccare dietro la sua porta. Per cercare di mediare, mediare, mediare.
Non hanno fatto altro che cambiare casacca, colore e partiti vari. Eletti a sinistra, oggi si ritrovano a destra e viceversa. Bastava non ricevere un favore (un assessorato, un posto di prestigio al Genio Civile e così via dicendo) per mortificare quelli che una volta erano i veri ideali della politica.
Le dimissioni di Zambuto hanno davvero tolto dall’imbarazzo un Consiglio comunale politicamente scoglionato, senza arte né parte. Non voglio raccontare (per il momento) quanti “movimenti” sono stati messi in atto in queste ultime settimane; tutti sottobanco, non leali, imbarazzanti. Quanta fatica, quanto lerciume per salvare non si sa bene cosa. “Tu chi mi dasti, iu chi ti detti, tu chi mi duni e iu chi ti dugnu. Si tu fa chistu iu un fazzu nenti… e mi staiu in silenziu”.
Molti, stamattina, hanno tirato un grosso sospiro di sollievo.
Vediamoli all’opera questi trenta eroi, a cominciare da martedi prossimo (con la speranza che si insedi il commissario) per discutere sul famoso appalto della nettezza urbana.
I cittadini, stanchi di questi fantocci, li aspettano tutti al varco. Ma stavolta hanno la consapevolezza che oramai il voto ad Agrigento è solo una questione di mesi.
Stavolta, però, chiederanno anche il conto…
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