Pino Sciumè
Cinque minuti. Tanti ne sono bastati a Marco Zambuto per riemergere nelle cronache politiche agrigentine e svettare con preponderanza a livello nazionale attraverso la seguita trasmissione televisiva “Virus” condotta da Nicola Porro.
Il giornalista, approfittando della presenza in studio del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, prima sospeso e poi rimesso nella sua carica di primo cittadino, dichiara che la vicenda dell’ex sindaco agrigentino non solo lo ha appassionato, ma addirittura indispettito a causa di una legge, la c.d. Severino, che non esita a definire quasi visionaria e fuori da ogni logica costituzionale.
Zambuto, invitato a raccontare la sua vicenda, tratteggia con poche, ma incisive parole, le fasi che lo hanno portato, lo scorso aprile, a rassegnare le dimissioni da primo cittadino della città dei templi. Una condanna in primo grado per abuso d’ufficio a due mesi e venti giorni. Porro ironizza sull’abuso d’ufficio, un reato di minima entità ma sufficiente, per la Severino, a mandare a casa un politico investito di carica pubblica, ancorché non definitivamente condannato sino al terzo grado di giudizio.
La sua meraviglia sfocia in rabbia quando apprende che Zambuto non è stato sospeso in attesa dell’appello, perché lo stesso gli riferisce di aver preferito dimettersi, non essendo attaccato alla poltrona ed avere la possibilità di dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestatigli da libero cittadino. Cosa puntualmente avvenuta appena una settimana fa allorquando la Corte d’Appello lo dichiara pienamente assolto perché il fatto non sussiste.
Porro gli chiede cosa ne è stato della città di Agrigento. Attualmente, risponde Zambuto, è stato mandato un commissario dalla Regione e a maggio 2015 si andrà a nuove elezioni. Si candiderà? Questo lo vedremo.
Ma chi pagherà per tutto questo? Vorrei saperlo anch’io, risponde l’ex sindaco, ma soprattutto vorrebbe saperlo la mia città. Un lungo applauso parte dal pubblico in studio nei suoi confronti.
La sentenza assolutoria della Corte d’Appello è stata motivata dall’infondatezza dell’impianto accusatorio, mettendo in evidenza le nefaste conseguenze, come ha concluso Nicola Porro, di come una legge, appunto la Severino, possa diventare un monumento all’illegalità. Le leggi sono fatte oggi per domani e non devono mai essere retroattive, ma soprattutto un cittadino si presume innocente fino a prova contraria e successivamente al terzo grado di giudizio. Tenendo conto, inoltre, della gravità dell’atto e della pena inflitta.
Chi risarcirà l’ormai ex sindaco privato del diritto attribuitogli dalla volontà popolare? Marco Zambuto ha dovuto lasciare una poltrona vuota. A lui la risposta. Ieri sera gli italiani che hanno seguito “Virus” lo hanno apprezzato.
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