Rosario Crocetta
Cuj poi jiri pi terra nun vaja pi mari, soprattutto quando il mare presenta l’instabilità dei cambi stagionali e attraversarlo presenta molte incognite.
Ho scelto di evitare la logica dell’avventura e coinvolgere tutti. Una traversata in mare aperto e tempestoso, non mi appare opportuna, quando vi è un percorso sicuro che può aiutare la Sicilia a uscire dalle vicende di un passato che la perseguita. Io credo che ce la faremo. Ma mentre penso questo, penso ad un testo tratto da Pirandello: “La corda civile, signora. Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa.
La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. – Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. – Non si può. – Io mi mangerei – per modo d’esempio – il signor Fifì. – Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa: – «Oh quanto m’è grato vedervi, caro il mio signor Fifì!». Capisce, signora? Ma può venire il momento che le acque s’intorbidano. E allora… allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr’otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio! »
E chi può dire che Pirandello avesse torto? Il vostro Rosario.