Giuseppe Maurizio Piscopo
Daniela Spalanca è una giornalista, scrittrice che ha collaborato con diversi giornali siciliani. E’ iscritta all’ordine dei giornalisti. E’ laureata in lettere moderne. E’ la voce ed il volto di Teleacras . Ha una maniera raffinatissima di condurre il telegiornale, sa dare le notizie sempre con garbo e con delicatezza. Ha pubblicato dei libri che hanno affascinato il pubblico ed hanno aperto un grande dibattito nella società italiana. Ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per l’impegno sociale dalla parte delle donne.
Quando nasce la tua passione per la scrittura e per il giornalismo?
Ho sempre amato scrivere e, sin da bambina, ho affidato alla scrittura il mio estremo bisogno di libertà di pensiero, di voglia di comunicare agli altri desideri, emozioni e sensazioni. Già a 8 anni ho pubblicato una breve raccolta di poesie ed ho partecipato ad un concorso per giovani talenti bandito dalla mia scuola. Ricordo di aver provato una grande emozione quando la mia insegnante ha pronunciato il mio nome che compariva nella lista dei premiati. Crescendo e leggendo libri d’ogni genere, mi sono innamorata di tanti autori, ho cercato di assimilarne lo stile riuscendo sempre a crearne uno tutto mio. Il primo libro che ho letto è stato “Il piccolo principe” e poi ho iniziato a leggerne tanti altri amando soprattutto Gianni Rodari e Italo Calvino. Lettura e scrittura sono state le mie grandi passioni che continuano ad accompagnarmi anche adesso che ho la fortuna di fare un lavoro che mi consente sia di leggere che di scrivere. Relativamente al giornalismo posso dire che non è una passione che è venuta col tempo ma è cresciuta poco per volta perché la mia attitudine al racconto breve mi ha portato alla cronaca e al voler informare sui fatti che riguardano la nostra comunità.
Quanto è difficile nel mondo moderno fare la giornalista e raccontare il mondo dal punto di vista femminile?
Sarò polemica ma credo che non debba esistere una differenza tra giornalismo al maschile o al femminile. Il giornalismo è uno e va raccontato con dovizia di particolari, usando un italiano corretto e scorrevole, non da cattedratici per essere comprensibile a tutti e deve attenersi alle regole della deontologia. Ovviamente una donna che fa giornalismo più avere uno stile diverso, può essere più sensibile nei confronti, ad esempio, di tematiche che riguardano la violenza contro le donne, la pedofilia perché le donne sono spesso anche madri ma ritengo che professionalmente non debbano esserci differenze. Il giornalista cronista deve raccontare i fatti cercando di essere super partes, mai fazioso o servile verso i potenti per non essere influenzabile nel suo agire. Per il resto la donna giornalista incontra nel suo ambiente le stesse difficoltà (forse anche di più) che le altre donne in genere incontrano nel mondo del lavoro per la bieca convinzione, che una donna non possa fare determinati mestieri declinati esclusivamente al maschile.
Per anni hai raccontato le notizie del Tg e sei stato il volto più amato di Teleacras, qual è stato il tuo rapporto con la televisione?
La televisione resta il mio grande amore e la passione di sempre nonostante io abbia iniziato a fare giornalismo scrivendo per una rivista di Torino in cui mi occupavo di libri, recensioni di film e per la quale curavo una rubrica di letteratura. A livello locale ho scritto per alcuni quotidiani e settimanali di approfondimento ma la televisione, le interviste, la trasmissione “Reportage”, che ancora oggi curo con grande slancio, hanno completato il mio modo di fare giornalismo che non è mero racconto di un fatto in maniera distaccata e spesso frutto (cosa che capita in tante redazioni online e non solo poco attente) del “copia e incolla”, vera e propria morte del giornalismo così come lo intendevano giornalisti del calibro di Enzo Biagi o Indro Montanelli. La televisione mi ha permesso di incontrare la gente e farmi raccontare storie non solo attraverso la loro voce ma percependo emozioni, sensazioni e persino gli sguardi a volte sono stati più esaustivi di tante parole. Anche l’esperienza dello speaker televisivo mi ha affascinato molto e la pausa di un anno e mezzo o poco più mi è pesata molto. Una pausa che mi ha consentito di capire quando mi manca il telegiornale e che mi ha dato la possibilità di scrivere altri libri, di dedicarmi al mondo dell’editoria collaborando con Medinova e Antonio Liotta e con un altro editore siciliano, Franco Sferlazzo. Mi sono dedicata anche alla fotografia e a dei corsi di formazione che mi hanno consentito di conoscere tanti giovani talenti che sono riusciti a realizzare il sogno di diventare fotografi professionisti. Non è escluso che a breve io possa tornare a fare il telegiornale sperando che gli impegni mi consentano di ritagliarmi un po’ di tempo. In fondo credo che scrivere le notizie del telegiornale e poi condurre il tg in diretta sia il massimo che un giornalista possa desiderare. Recentemente ho anche scoperto la mia passione per i documentari e presto potrebbero esserci delle sorprese (…)
Nelle puntate di Reportage hai intervistato tanti personaggi noti ed hai raccontato moltissime storie, a quale storia ti senti più legata e a quale personaggio?
Ho amato tutte le storie che ho raccontate perché Reportage mi ha consentito, anche grazie alla disponibilità dei miei editori, di scegliere gli argomenti, di preparare il canovaccio di base sul quale ciascun personaggio ha poi intessuto il proprio vissuto. Un personaggio che ho amato molto e che ho intervistato con grande piacere è il giornalista e scrittore Emanuele Macaluso ma ho apprezzato tanto anche la figlia dello scrittore Leonardo Sciascia, Annamaria. Entrambi hanno in comune una grande signorilità, profonda cultura e sincerità di pensiero nel senso che non hanno mai usato dei filtri nel dare le risposte e il pubblico ha apprezzato molto questo aspetto che è mancato a diversi personaggi, spesso vincolati da logiche dettate dalla politica o dall’opportunismo. Mi è rimasta in mente e nel cuore anche l’intervista alla scrittrice Simonetta Agnello Hornby con la quale è nata una bella amicizia ed una grande stima reciproca e quella col maestro Igor Mitoraj, scomparso nell’ottobre del 2014. Mi ha incantato la semplicità con cui ha spiegato la mostra che ha allestito alla Valle dei Templi esponendo le sue meravigliose sculture, metafora dell’uomo moderno che segue i propri falsi idoli cadendo a terra dopo un volo fittizio come si racconta nel mito di Dedalo ed Icaro. Non lo dimenticherò mai.
Oltre a fare la giornalista ti sei occupata di scrittura, hai pubblicato con successo: “Donne allo specchio”, “Amici per sempre”, un racconto nel libro “Serenate al chiaro di luna” e la storia di “Un prete scomodo”. Qual è il tuo libro preferito?
Non esiste un libro preferito. Esiste la solita e grande passione per i libri e per i vari generi letterari. Il saggio storico è sicuramente il genere nel quale riesco meglio grazie anche ai miei studi classici e alla mia propensione per la storia e la ricostruzione storica. Amo molto la narrativa e i romanzi. Se dovessi scegliere uno dei miei libri forse sceglierei “Un prete scomodo” perché in esso racconto di alcune vicende che hanno segnato la storia laica ed ecclesiastica dell’agrigentino con larga eco anche a livello nazionale. E’ stato singolare che in una piccola cittadina come Grotte nel 1873 si siano create le condizioni per far sfociare uno scisma. Una storia dalla quale ho tratto anche una sorta di thriller che però non ho pubblicato (il tempo a mia disposizione è sempre tropo poco o forse come dice sempre mia madre “seguo troppi interessi) Adesso è in fase di pubblicazione un saggio
cinematografico che pubblicherò con Franco Sferlazzo ed è imminente anche una pubblicazione con Medinova con la quale torno all’amore di quando ero una bambina, la poesia. Vedremo se il pubblico apprezzerà (…)
Nel libro “Amici per sempre” hai raccontato con molta delicatezza e garbo il rapporto tra lo scrittore di Racalmuto e il suo medico personale Calogero Castiglione. Hai conosciuto Sciascia, qual è il ricordo che conservi?
Avevo 12 anni circa quando lo scrittore Leonardo Sciascia è morto e conservo in modo nitido il ricordo del suo funerale. Non ho mai dimenticato nemmeno una delle sue ultime apparizioni in pubblico a Racalmuto in occasione di un concerto del tenore Puma, fratello dell’arcivescovo di Racalmuto, e del pianista Nicolosi. Fu una serata indimenticabile alla quale partecipai con tutta la mia famiglia. E’ stato comunque mio padre, originario di Racalmuto, a raccontarmi tanti aneddoti su Sciascia, a farmi leggere i suoi primi libri essendo lui un estimatore di questo grande scrittore ed avendolo conosciuto di persona anche grazie al suo legame con un amico comune, Calogero Castiglione. I libri di Sciascia per me sono stati e restano un importante punto di riferimento; li trovo attuali e aggiungo drammaticamente perché è stato un precursore dei tempi anticipando tanti fatti che puntualmente si sono verificati nel mondo della politica e non solo. E’ uno scrittore che mi ha segnato molto e che continua ad influenzare il mio pensiero e tanti dei miei scritti. Ho la fortuna di essere amica di tanti componenti della sua famiglia tra cui la signora Annamaria e il nipote Fabrizio per i quali nutro affetto e stima.
Secondo te le donne siciliane sono riuscite ad esprimere il loro mondo, i loro sogni o hanno ancora tante cose da raccontare?
Questa è una domanda che mi rattrista perché in tal senso sono molto negativa. Credo che tante donne siciliane non siano riuscite, nonostante il talento, ad esprimerlo e ad avere l’opportunità di esprimersi. Poche, pochissime si sono realizzate ma, ahimè sempre al seguito del politico di turno, dell’uomo di potere che le ha appoggiate senza mai permettere loro di volare da sole. Non entro nei particolari ma credo che sia sotto gli occhi di tutti il fatto che le donne oggi fatichino ad emergere e ad esprimere il loro mondo e non si tratta di un fatto esclusivamente siciliano ma nazionale per non dire mondiale. L’escalation di violenze contro le donne, la sottomissione e frustrazione alle quali sono soggette tante donne lo confermano. Siamo lontani, troppo lontani da quella emancipazione per la quale tante donne coraggiose hanno lottato in passato e spesso per colpa delle stesse donne che si sono lasciate convincere del fatto che puntare sul proprio fisico e su un paio di gambe le aiuti ad emergere. Ogni donna dovrebbe pretendere rispetto per se stessa e per il proprio lavoro, per il suo essere donna prima ancora di entusiasmarsi per un facile e banale complimento o corteggiamento. Ogni donna dovrebbe imparare ad essere solidale con le altre donne. Forse anche per questo siamo state prevaricate o siamo riuscite ad emergere a fatica.
Come mai non hai pensato di lasciare Agrigento per svolgere la professione di giornalista a Roma o a Milano che sono le sedi più interessanti per far carriera?
Premetto che ho lasciato varie volte la mia terra per studiare, per approfondire i miei studi e per perfezionarmi e continuo a farlo con grande soddisfazione. Ho voluto persino sostenere l’esame per diventare giornalista professionista a Roma seguendo un iter difficile che ho intrapreso volendo dimostrare a me stessa che non si finisce mai di studiare nonostante i risultati raggiunti. Bisogna studiare sempre e impegnarsi perché “la prima e vera conoscenza è quella che non ha fine” – diceva il grande Enzo Biagi. Ho fatto alcune esperienze presso redazioni non solo siciliane ma anche a Torino, a Roma e a Taranto ma sono sempre tornata ad Agrigento per una serie di ragioni. In primis sono felicemente sposata con un agrigentino ed ho un bellissimo bambino che ha 8 anni e dunque ho sempre cercato di coniugare famiglia e lavoro, attivandomi in modo tale da viaggiare per lavoro senza restare fuori troppo a lungo. Inoltre credo che i figli di questa terra debbano restare qui (o comunque sforzarsi di restare). A volte mi arrabbio quando sento parlare degli agrigentini o dei siciliani che dicono di amare ad esempio Agrigento e di rammaricarsi per le cose che non funzionano ma si indignano stando “oltre lo Stretto” cioè si indignano ma non fanno nulla per dare un contributo alla crescita del territorio perché hanno costruito il loro bel cantuccio ovattato fuori, ricoprendo posti di lavoro spesso non meritati e frutto di raccomandazioni provenienti da un recente passato, in cui ciò era prassi o meritati ma ottenuti in un momento storico diverso da quello attuale in cui inserirsi se eri valido era più semplice ma non disdegnano di venire a trascorrere le loro vacanze in Sicilia facendosi invitare in qualche trasmissione o evento organizzato dove non mancano di esternare tutti i loro “ se” e i “ma” e ovviamente mostrando i loro pseudo successi. Troppo comodo ma poco rispettoso per la terra dove sono nati. Questa è una risposta polemica di certo ma chi mi conosce sa che non mento mai e non sopporto il falso “buonismo”. Sfiderei alcune di queste persone a lavorare qui, a provare a cercare lavoro in una terra difficile come la Sicilia. Chi resta forse è davvero un eroe!
In sincerità: l’informazione siciliana è sempre obiettiva con i siciliani?
Mi chiedi “sincerità” e come sai lo sono sempre anche a costo di farmi inimicizie. Chi mi stima e apprezza sa bene che non serbo rancore ma dico sempre le cose come stanno. L’informazione siciliana obiettiva con i siciliani? Io credo che il difetto di noi siciliani sia spesso quello di essere disfattisti con le nostre cose inneggiando ciò che viene da fuori, o meglio chi per il semplice fatto di aver fatto esperienza fuori merita un ritorno trionfale. Abbiamo grandi talenti siciliani che non hanno voluto o potuto calcare palcoscenici adeguati che vengono dimenticati nonostante il loro valore e si punta invece sui “soliti noti” che ormai sono i “soliti protagonisti” di quasi tutti gli eventi che si organizzano. Non lo reputo giusto. Mi piacerebbe che si desse spazio a tutti gli artisti siciliani in egual misura, a tutti i personaggi che dimostrano valore. “Stesse opportunità per tutti e non opportunismo per qualcuno che ha il solo merito di essere il delfino del re”, diceva Seneca. Anche nel mio settore è così. Pazienza. La gente è dotata di sagace discernimento quando vuole!
Infine, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Progetti per il futuro? Bella domanda. Intanto mi domando “quale futuro” alla luce del periodo cupo e pieno di violenza e tristezza che stiamo vivendo. A volte mi sembra che un bel giorno, anche domani, ci sveglieremo tutti dall’incubo di un mondo che stentiamo a riconoscere come nostro, voluto da noi e influenzato da scelte sbagliate. Spero sempre che un’altra strada sia possibile. Tralasciando discorsi del genere che richiederebbero tempo e spazio, ti dico che ho tanti progetti in itinere che stanno per concretizzarsi come nel caso delle due pubblicazioni a cui accennavo prima e che spero si realizzeranno relativamente alla mia trasmissione che vorrei tanto avesse uno sviluppo diverso e si aprisse ad altro oltre che alle storie. Sto lavorando ad un progetto che mira a valorizzare il nostro territorio (ancora non rivelo nulla) e mi auguro di riuscire a trovare il tempo per fare tutte le cose che mi piacciono ma che richiedono appoggi finanziari da parte di Enti che magari puntano sulle fiere e gli spettacoli di piazza e non sulla cultura e sui giovani da istruire e ai quali la cultura va comunicata nelle sedi e con i mezzi opportuni. Da insegnante di lettere ti dico con assoluta certezza che il 70% e spesso l’80% delle iniziative che tante scuole o associazioni organizzano per i giovani facendo protocolli d’intesa con enti specializzati o con le varie amministrazioni comunali, vengono percepiti dai ragazzi come “assenza di lezione”, “ possibilità di non fare nulla e giocare con il telefonino durante l’evento in questione”, “ tempo perso”. E’ triste dirlo ma anche tu appartieni al mondo della scuola e sai che senza una giusta motivazione, una corretta formazione e preparazione ad un dato evento, senza l’ausilio di professionisti del settore giornalistico in grado di “comunicare” l’importanza di un progetto, di potrà anche organizzare un bellissimo evento che però sarà senza anima.
Grazie per le belle domande e in bocca al lupo a te, artista vero e uomo perbene e sincero.