C’è tanta Favara alla 16^ “Mostra Internazionale di Architettura” 2018 della Biennale di Venezia.
Il progetto QUID Vicolo Luna dello studio Lillo Giglia e Giorgio Parrino, infatti, è tra i 65 progetti italiani esposti al Padiglione Italia “Arcipelago Italia: progetti per il futuro dei territori interni del Paese” ideato dal curatore Mario Cucinella e promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane, MiBACT”. Così com’è stato per il progetto Alba Palace di Antonio Alba, di cui abbiamo già scritto, QUID Vicolo Luna sta riscuotendo grani apprezzamenti dal pubblico internazionale della Biennale, con l’esposizione che sarà aperta dal 26 maggio al 25 novembre 2018.
Il progetto QUID Vicolo Luna, dopo il “Primo Premio RIUSO” ricevuto nel 2016 sempre a Venezia e diverse pubblicazioni in importanti riviste di architettura, ancora una volta viene insignito di un importante riconoscimento e si pone come “esempio straordinario di rigenerazione urbana”. “Il progetto – spiega l’architetto Lillo Giglia – si propone di attivare un processo di rigenerazione di un tessuto complesso nel quale convivono vecchi e nuovi edifici, spazi strutturati in piazze, vicoli, slarghi, cortili e giardini: un’articolata dialettica tra pubblico e privato che determina una certa vitalità dell’area”. L’intervento ha recuperato con oculatezza antiche case dirute con tutti i loro spazi annessi, rifunzionalizzandoli in centri culturali per la diffusione dell’architettura contemporanea, spazi per la degustazione, spazi ricettivi diffusi, cortili contemporanei e giardini capaci di attrarre eventi, risorse, investimenti, energie in un contesto urbano ripensato, innovativo e condiviso.
Sono ben 4 i progetti di località della provincia di Agrigento che sono esposti al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Ai già citati QUID vicololuna e Alba Palace di Favara, anche il Complesso Monumentale di San Domenico a Canicattì e il Teatro Andromeda a Santo Stefano di Quisquina. “I 4 progetti selezionati – conclude Lillo Giglia – fotografano lo stato attuale dell’architettura contemporanea al di fuori delle grandi città, svelando una grande ricchezza progettuale; si pongono come esempi straordinari per medicare le ferite di un territorio spesso sfigurato”.