Il 25 Aprile come ogni anno si celebrerà l’anniversario della Resistenza, tra parate e gite fuori porta.
Appagati da una partecipazione virtuale, in molti, saranno orgogliosi di aver incarnato i sentimenti del discorso di insediamento del Presidente Napolitano, con i valori della resistenza, scolpiti nella carta costituzionale.
Tra gli avventori, nelle piazze dei Comuni agrigentini, dove ancora resiste il tentativo di rivivere il profumo di un sogno, saranno ricordati, Valiani, Pajetta, Zaccagnini, Pertini ecc…Tutto, mentre, in questi giorni, prima e dopo, il 25 Aprile, il piazzale antistante Palazzo dei Normanni è affollato dalle grida di dolore di intere generazioni di lavoratori, sfiniti dalla crisi.
Ricorderemo G. Li Causi e Giuseppe Alessi, l’autonomia tradita, sulla pelle di una Sicilia che chiede al parlamento più antico del mondo ciò che esso ora, non può e non vuole, in definitiva, dare.
Il riscatto per una Sicilia dalle carte in regola, per la lotta al parassitismo mafioso o burocratico. Presto saremo assaliti dalla malinconica constatazione che i giovani avranno un futuro più incerto dei genitori. La nobile mobilità sociale trascinata verso il basso, con l’ impoverimento delle famiglie. Il diritto all’ eguaglianza sostanziale, geniale conquista della resistenza, scaduta in una inconfessata, quanto praticata corsa al privilegio, non solo di caste, ma di cicisbei e questuanti.
Ricorderemo tutto per poi tornare a divederci alla ricerca del successo personale utilizzando le posizioni acquisite per escludere i potenziali concorrenti. Incapaci di costruire mete collettive distratti come siamo dal bisogno di alimentare divisioni possiamo solo augurarci che i giovani non si lascino scoraggiare.
Buon 25 Aprile.
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