Giuseppe Moscato
Attenzionati, ammirati, osservati ed anche fotografati come si addice a un oggetto d’arte. D’altronde erano messi li, sospesi a circa un metro da terra, a pochi passi dal sito della Farm Cultural Park di Favara, unanimemente riconosciuta con uno dei luoghi d’eccellenza per l’arte contemporanea. Erano sospesi e dondolanti, attaccati ad una cordicella ed ben visibili a tutti, in bella mostra di se la notte di venerdì scorso, proprio in occasione di uno dei tanti eventi internazionali che richiamano ai Sette cortili appassionati da tutto il mondo. Un po’ troppo iperrealisti, praticamente veri nella forma e nel contenuto. Ma anche nell’odore, o meglio nella puzza, ha osservato una coppia di visitatori. Ma questa non è una postazione artistica! esclama meravigliata una estrosa signora. Questa è proprio “monnezza”.
Già , proprio così. Non c’entravano niente con la Farm e la manifestazione organizzata ai Sette cortili, erano semplicemente due sacchetti di rifiuti appesi, anzi “impiccati” ad una corda penzolante da un balcone di una casa in via Zanella a due passi dall’ingresso della Farm. Ma non vi preoccupate, è tutto regolare, tutto a posto. La solerte famiglia favarese non ha commesso niente di irregolare. A Favara, la città che fu di Federico II Chiaramonte, i rifiuti si trattano così. Come da ordinanza sindacale, regolarmente pubblicata all’albo pretorio, i sacchetti di spazzatura si fanno penzolare dai balconi ad altezza tale da non essere facile preda dei cani randagi. Un porta a porta sui generis che doveva essere solo transitorio, qualche giorno, qualche settimana suvvia, in attesa di definire il nuovo servizio porta e porta anche con raccolta differenziata. Ma si sa, non c’è più definitivo del provvisorio e così da quasi un anno i sacchetti di monnezza a Favara si impiccano. Chissà forse anche questa diventerà arte, puzzolente ma pur sempre arte.
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