La Tasi è una componente di una nuova imposta complessiva sugli immobili, che si chiama IUC e che comprende, al suo interno, tre diverse entità. La Tasi rappresenta la componente che tassa i servizi indivisibili forniti dal Comune, la Tari sostituisce la Tarsu come imposta sui rifiuti e l’Imu, che qualcuno si illudeva fosse stata cancellata, chiude la terna come imposta sulle seconde case. La Legge di Stabilità approvata a fine 2013, per le cose tutte italiane, cancella l’Imu come tassa unica sugli immobili, prima casa inclusa, e la sostituisce con due imposte. Come dire due al posto di uno, un bell’affare per i contribuenti.
Ad ogni modo, tutti noi oggi ci chiediamo quanto pagheremo per salvare le casse comunali e per assolvere le scelte del Consiglio comunale, autoproclamatosi salvatore di Favara.
Rispondiamo alla domanda che ci siamo posti con l’aiuto del ragioniere Pasquale Palumbo e del suo studio commercialista. Per la Tasi, la prima rata scade il 16 ottobre prossimo, prima casa con rendita catastale di 514 euro pagheremo 215,88 euro, con due rate da 108 euro con scadenza 16 ottobre, la prima e 16 dicembre, la seconda. Una seconda casa con Imu già pagata, sempre con la stessa rendita catastale, dovrà effettuare un ulteriore versamento di 43 euro.
Da leccarsi i baffi, ma così hanno deciso per salvare il Comune.
E i favaresi, dal canto loro, sarebbero pure contenti di pagare se avessero la certezza del buon fine del loro sacrificio, ma così non è.
Favara è, al momento, la città dello spreco. La maggioranza che sostiene il sindaco ha, in varie occasioni, dichiarato che è stato necessario approvare la particolare aliquota Tasi per salvare i precari. E ai cittadini sta, sicuramente, bene salvare il posto a padri e madri di famiglia, che formano le risorse del personale del Comune. Ma una risorsa, sanno bene i politici, non adeguatamente utilizzata, si trasforma in uno spreco, che i cittadini non possono permettersi. I precari stanno dentro il Palazzo è aspettano di essere utilizzati nel migliori dei modi, l’amministrazione Manganella ha largamente dimostrato, in questi tre anni, di non esserne capace.
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