DOPO DUE ANNI DI GOVERNO, L’ISOLA A CORTO DI RISPOSTE SU CAPACITA’ ISTITUZIONALE E OCCUPABILITA’ DEI ‘NEET’
In Sicilia Garanzia Giovani resta un programma incompiuto. Anzi, a dire il vero, dopo oltre nove mesi dal suo avvio, almeno sulla carta il primo maggio 2014, è stato un fallimento. I motivi? Tanti. A cominciare dall’inadeguatezza della politica regionale che ha sommato ritardi a ritardi nella fase di programmazione e avvio del programma nell’Isola. Senza dimenticare il peso della burocrazia che ha reso e continua a rendere complicato il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea. Due le criticità che hanno creato grande pessimismo intorno al programma Garanzia Giovani. La mancanza della rete dei servizi per il lavoro e – conseguentemente – la difficoltà nell’erogare le politiche attive per il lavoro alla vasta platea di giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro, conosciuti con l’acronimo ‘Neet’ (not in employment, education or training).
Se dovesse proseguire la scarsa incisività del Governo regionale nell’organizzare una politica del lavoro efficace ed efficiente, il programma Garanzia Giovani Sicilia non potrebbe che confermare l’attuale andamento: diretto verso il fallimento.
In fin dei conti, due sono i grandi obiettivi che l’Europa si è posta ed ha chiesto agli Stati membri: la capacità istituzionale e l’occupabilità dei ‘Neet’.
La capacità istituzionale di realizzare il citato programma è il vero nodo cruciale e si misura con il mettere in campo un sistema misto pubblico-privato di soggetti in grado di gestire la rete dei servizi per il lavoro da erogare ai giovani.
E siccome siamo messi davvero male in Italia e soprattutto in Sicilia, dove non esiste ad oggi un sistema dei servizi per il lavoro in grado di azzerare il divario tra giovani e lavoro, non è peregrino immaginare, sin d’ora, che i risultati difficilmente saranno raggiunti. Il che significa, per l’appunto, fallimento.
Senza dimenticare che scarseggia l’informazione sul programma. Così come della formazione, destinata ai dipendenti dei 65 centri per l’impiego ed i 18 tra uffici provinciali del Lavoro ed ispettorati , non si ha notizia. Quindi, ad oggi la risposta attraverso i Servizi per l’impiego non c’è. Anzi, in Sicilia un gran lavoro lo stanno facendo gli operatori ex Sportelli multifunzionali, avviati al lavoro con 8 mesi di ingiustificato ritardo lo scorso 9 gennaio, ma non è sufficiente. Anche queste risorse se non innestate nella rete dei servizi per il lavoro, finiranno per restare un corpo a se stante.
Ad oggi, per esempio, un giovane ha difficoltà a compilare il proprio curriculum vitae in formato europeo. Qualcuno gli ha spiegato come fare?
Ed intanto è ancora basso il numero dei i giovani siciliani tra i 15 ed i 29 anni ad essere intercettato. Almeno questo è il quadro che sembra emergere dall’analisi dello stato di attuazione del Programma Garanzia Giovani in Sicilia.
La Garanzia Giovani è un programma europeo di inclusione sociale di tipo universale. Un programma rivolto proprio ai giovani più colpiti dalla crisi prolungata, milioni di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti ‘Neet’, che in Sicilia superano i 300 mila.
Cominciamo col dire che obiettivo del programma Garanzia Giovani non è l’occupazione dei giovani, che resta pur sempre una finalità. Ruolo centrale è l’occupabilità: una politica attiva del lavoro, cioè destinata ai giovani disoccupati, che rimanendo a lungo in tale condizione, possono perdere in parte o completamente le loro competenze, su¬bire un deterioramento del loro capitale umano. Difatti, nel programma, sono i percorsi di istruzione e formazione ad avere un peso centrale, visto che mirano a qualificare ragazze e ragazzi, piuttosto che dequalificarsi, creando quelle condizioni di base per poter cogliere le occasioni di impiego e di autoimprenditorialità.
Disoccupazione giovanile che è dovuta al disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare e ciò che le istituzioni scolastiche effettivamente offrono.
Garanzia Giovani di per sé crea domanda effettiva in maniera solo marginale, pari allo stanziamento di 1,5 miliardi di euro e può favorire l’occupazione essenzial-mente solo nella misura in cui contribuisce a ridurre il cosiddetto ‘mismatch delle competenze’ e cioè le situazioni in cui i datori di lavoro non trovano le persone con le qualifiche richieste e viceversa.
Per decollare il Programma Garanzia Giovani, lo ribadiamo, è necessario di un sistema di servizi per l’impiego che, ahinoi, in Sicilia non funziona. E non può essere una giustificazione il fatto che la nostra regione non è sola a condividere questa criticità strutturale.
Esiste un problema di competenze che, spesso e volentieri non troviamo nella pubblica amministrazione.
La Sicilia sconta ritardi culturali, organizzativi ed operativi nell’erogazione dei servizi, che rende molto più complicata l’attuazione di politiche in favore dei giovani di contrasto alla disoccupazione. Una condizione che rischia di impoverire il bagaglio di conoscenze acquisito dai ragazzi durante il percorso scolastico ed universitario allargando pericolosamente la frattura tra giovani e lavoro.
Eppure, quello che si registra è che tutti aspettano il programma Garanzia Giovani come la soluzione dei problemi di disoccupazione dei ‘Neet’ o almeno per ridurre i problemi di disoccupazione dei ragazzi, ma questo, purtroppo, difficilmente avverrà nella nostra Regione.
E la responsabilità della politica siciliana a tutto tondo è sotto gli occhi di tutti.
Era chiaro sin dall’inizio che per far funzionare Garanzia Giovani, occorreva dotarsi di un sistema efficace di servizi per il lavoro sia pubblici che privati, servizi che la nostra Regione, a nove mesi dall’inizio del programma, torniamo a ricordarlo, ancora oggi non ha.
Un fallimento annunciato, quindi, che non può essere mitigato, lo ripetiamo, dal fatto che non è solo la nostra Regione a soffrire di questo. È certamente una magra consolazione che non alleggerisce il peso dei circa 300 mila ‘Neet’ nell’Isola. Intere generazioni di giovani che, in prospettiva futura, rischiano seriamente di perdere le conoscenze acquisite allungando pericolosamente nel tempo le prospettive di lavoro.
Non serve neanche deresponsabilizzarsi pensando che – in fin dei conti – i giovani non hanno famiglie da mantenere e possono contare sull’aiuto dei genitori. Indubbiamente, il peso sociale ed economico è devastante. I dati dimo¬strano che la loro disoccupazione provoca disastri, diretti e indiretti.
Nel 2011 Eurofound, l’agenzia dell’Unione europea che si occupa delle condizioni di vita e lavoro dei cittadini europei, ha valutato il costo economico dei giovani nullafacenti o ‘Neet’ in 153 miliardi di euro, pari all’1,2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil). E questa ricchezza, che produrrebbero se lavorassero, purtroppo non c’è.
E questo pesa ancora di più se si pensa che l’era del posto fisso è oramai tramontata e solo in un territorio strutturato con qualificati servizi per l’impiego Garanzia Giovani opera come un efficace acceleratore che ti permette in tempi brevi di trovare tutte le attività di orientamento, di accompagnamento fino allo stimolo, all’attività di creazione di imprese. Al contrario, laddove i servizi per il lavoro funzionano male o non esistono, tutto può incepparsi.
E questo accade nelle regioni come la Sicilia dove si registra l’assenza di servizi per il lavoro, con centri per l’impiego poco specializzati che non hanno mai abbandonato la classica funzione amministrativa appannaggio di quella dell’orientamento.
Politica miope la nostra, che non vede oltre il proprio naso pensando che solo con un gran numero di adesioni potesse segnare il successo del programma ‘Garanzia Giovani’.
Il Programma è partito da nove mesi – torniamo a ribadirlo – e le adesioni sono di gran lunga inferiori rispetto il potenziale bacino di utenza.
Bisogna vedere poi tra chi ha aderito chi sarà preso in carico dai servizi, chi utilizzerà oltre il colloquio di accoglienza, chi aderirà ai servizi di orientamento più specialistici (ma la nostra Regione li offre?), chi riceverà una proposta di politica attiva.
I risultati nazionali sono ben misera cosa, non osiamo pensare quanto al disotto siano quelli della nostra Regione, partita tardi e male.
L’obiettivo del programma non è raccogliere adesioni, ma offrire ‘reali’ e non ‘virtuali’ politiche attive del lavoro: un’opportunità di lavoro o di formazione.
Una cosa è aderire al Programma, diversa cosa è invece fornire a questi giovani delle risposte concrete, ‘garantire’ delle opportunità effettive nei quattro mesi che erano previsti nel protocollo del programma.
Eppure attraverso la riforma Fornero, il legislatore ha introdotto In favore dei disoccupati una sequenza di interventi – dal colloquio alla formazione, fino all’inserimento – rimasti però, salvo rare eccezioni, sulla carta, per l’ina¬deguatezza dei servizi per l’impiego e delle loro risorse, finanziarie e umane. È davvero così difficile
condizionare la concessione di tutele e sussidi all’atti¬va ricerca di un impiego da parte del disoccupato? Per quanto tempo, salvo rare eccezioni, il ‘contratto di ricollocazione’ (patto di servizio) continuerà a costituire un miraggio in Italia come in Sicilia?
Ritardi nell’organizzazione di un sistema di servizi per il lavoro che va di pari passo con la disapplicazione delle leggi. Che dire del de¬creto legislativo n.181 del 2000, che traccia un preciso percorso in favore dei disoccupati, giovani e non, rimasto carta straccia? La norma prevede, è bene ricordarlo, che deve essere offerta entro dodici mesi una proposta ‘congrua’ di inserimento lavorativo, formazione o riqualificazione professionale al giovane disoccupato e nel caso in cui dovesse rifiutarsi, è prevista la perdita del sussidio.
Pagare persone che non lavorano a chi giova? Di certo non al ‘Sistema Italia’.
Si dirà che ancora non siamo entrati nella fase clou della Garanzia Giovani, che ci stiamo attrezzando, ma perché – pur sapendolo – non ci siamo attrezzati prima?
Perché non avviare già da tempo una efficace rete pubblico-privato di servizi per il lavoro come avviene in tutta Europa e solo in parte in Italia?
Le regioni, prendendosi ogni competenza, risorsa e funzione, si sono prese anche una forte responsabilità politica sull’efficacia delle politiche attive ed in particolare del programma europeo di attivazione dei giovani.
Garanzia giovani è un progetto sulla carta bene impostato e davvero utile, ma se i servizi necessari promuovere e gestire oggi Garanzia giovani e domani qualsiasi altro intervento non funzionano qualcuno ha il dovere rapidamente intervenire per cambiare quanto non funziona.
Insomma parlare di consensi è solo mistificare la realtà come avviene spesso nella nostra Regione, ma questa è un’altra storia.
1 commento
Era prevedibile che non funzionasse. Chi se ne doveva occupare in Sicilia? La scilabra? La bonafede? crocetta? la lo bello? Per attuare questi progetti bisogna essere competenti e questa gente non saprebbe gestire neanche una bancarella.