Da solo il titolo basta per comprendere quali fossero gli scopi di un programma nazionale di tale portata: “Garanzia Giovani”. Innumerevoli gli slogan che sono stati sciorinati da ogni parte per far comprendere che le aspirazioni erano davvero grandi: “Un’impresa per il tuo futuro” – – la strada giusta per il tuo lavoro, ecc,,,
In provincia di Agrigento, l’entusiasmo dei giovani viene risvegliato ad opera della speranza che viene data di dimostrare che “valgono”. Dimostrare di stare di fronte alle circostanze da uomini e non da “bambocci”, come spesso vengono definiti. Una circostanza chiamata “Tirocinio formativo” che dovrà servire si a formarsi, ad apprendere ed accrescere le proprie competenze, questo si, ma diciamocelo in faccia senza veli, anche per poter dire finalmente a se stessi, prima che all’amico o alla ragazza, o ai propri genitori: “scusate, ma domani devo andare a lavorare”.
Certo, non va trascurato il fatto che non sempre si può vivere facendo beneficienza e, giustamente, specie quando la cosa prende i connotati di un diritto stabilito dalle norme, avere qualche euro in più in tasca, alleggerendo il carico di genitori e parenti, non è proprio niente male.
Ed è a questo punto che entrano in gioco loro, le istituzioni. Anzi, visto che parliamo di giovani, potremmo meglio dire che arrivano loro, gli adulti, quelli che oltre ad essere tali hanno l’onore (lautamente retribuito) di rappresentare, guidare e far funzionare le istituzioni.
Dinanzi ai giovani ed in qualsiasi ambito, gli adulti, prima di ogni cosa, sono quelli che devono rappresentare un esempio, devono essere testimoni di una possibilità positiva per i giovani. Se no, come nel caso di chi sta a capo delle Istituzioni, quale sarebbe il loro compito? Quello di pavoneggiare a destra e manca un titolo acquisito a suon di passaggi di livelli per anzianità di servizio o per incarichi ricevuti grazie all’aiuto del potentato e politico di turno?
Oggi poco più di un migliaio di giovani che hanno dato credito a queste Amministrazioni (Regione Sicilia – Inps) vorrebbero gridare in coro: “Ci avete fregato! Ma ancora più forte pronunciare “Ci avete deluso”.
A questi giovani che ogni mattina continuano a chiedere credito ai loro familiari per fare rifornimento alla propria auto o moto per andare a lavorare 6/8 ore al giorno e ai quali spettavano un’indennità di 500 euro mensili che l’INPS avrebbe dovuto erogare loro mensilmente, si ritrovano ancora, dopo tre/quattro mesi, senza un euro in tasca.
I soliti finanziamenti che non arrivano? NO. Allora saranno finiti i soldi stanziati? NO. E allora?
Beh, non sappiamo se questi giovani d’oggi capirebbero mai quello che stiamo per dire, ma, in effetti il problema è molto serio, forse ben più che serio!
Ve lo accenniamo, ma se non comprenderete… è comprensibile!!!
Succede che ad ogni inizio del mese, sulla scorta dei dati che pervengono dai vari enti cosiddetti “attuatori”, quelli che in poche parole hanno seguito tutto l’iter documentale per l’avvio di ogni singolo tirocinio, il Centro per l’Impiego (CPI) competente per territorio, trasmette le presenze di ogni tirocinante unitamente ad altri dati anagrafici ed informativi, telematicamente, all’INPS, attraverso un file in Excel .
Avete capito? Mica bruscolini! Questa complicatissima e travagliata azione di alto ingegno ha consentito a decine di giovani di tutti gli altri CPI della provincia, men meno che per quello di Agrigento competente per territorio, di ricevere le somme loro preventivate e giustamente spettanti.
Vabbè, direte voi, ma perché non li trasmettono i dati quelli del CPI di Agrigento? E noi rispondiamo: l’hanno fatto, anche ripetute volte, così sono più sicuri.
Beh, ma allora questi dell’INPS perché non pagano? Semplice: quelli dell’INPS di Agrigento non pagano perché non l’hanno ricevuto!
Vi state spazientendo così in fretta? Pensate a tutti quei giovani che quotidianamente devono recarsi e fare sponda tra CPI e Inps di Agrigento per chiedere spiegazioni. Ma allora il problema qual è, dai ditecelo.
Non c’è problema perché il CPI è a posto in quanto puntualmente ogni mese comunica i dati e l’INPS non paga perché i dati dice di non averli mai ricevuti.
E ai giovani cos’hanno detto? Facile, tanto cosa vuoi che capiscano, sono giovani, del resto di argomenti ne hanno da sciorinare: “e’ un problema temporaneo”. Oppure, “noi i dati all’Inps li abbiamo trasmessi, è un problema loro”, “Il problema è del CPI che non trasmette i dati”. “Ci deve essere un’anomalia nel sistema, ma pare lo stiano sistemando”. “Oggi non c’è linea e non possiamo controllare” ; noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, guardate abbiamo pure inviato una PEC al CPI di Agrigento”. E potremmo continuare all’infinito.
Da premettere che i due uffici, INPS e CPI, distano in linea d’aria circa 150/200 metri l’uno dall’altro. Ma vuoi che qualche dirigente del CPI si sposti all’INPS per parlare “de visu” sulla problematica? O che quelli dell’INPS, in quanto ente proprietario della procedura telematica si attivino seriamente smanicandosi e, quantomeno, afferrare il telefono ed avere la dignità di arrossire di fronte a tanta inefficienza sino al punto di chiamare anche il Presidente del Consiglio in persona, qualora il loro direttore generale, o il direttore regionale o il referente della procedura e del sevizio fossero fuori posto? No. Niente di tutto ciò.
Concordiamo allora con coloro che hanno ancora il coraggio di dire: “Loro devono essere per primi una “Garanzia”.
Ma l’entusiasmo e la speranza hanno ormai lasciato il posto alla rabbia e alla sfiducia verso le Istituzioni.
Possiamo ancora darla una possibilità? Ai giovani? NO, alle Istituzioni per conquistarsi un minimo di credibilità.