Vincenzo Vella
Se può servire, e per quanto possa essere utile, vorrei esprimere una mia valutazione sulla campagna d’informazione nonché di autofinanziamento Aido con l’impiego dell’Anthurium. Importante il messaggio forte e unico che arriva alla cittadinanza vedendo impegnati migliaia di volontari in più di 1400 Piazze d’Italia.
Ho visto molto proficua la scelta del Direttivo Nazionale Aido, sugli spot che in questi giorni hanno aiutato il cittadino a riflettere sul vero valore della donazione, per cui oltre a promuovere l’evento e servito a sensibilizzare e toccare maggiormente il cuore della gente mostrando a noi volontari più solidarietà.
Quello del volontario è un impegno continuo che serve a far capire, preparare, facilitare il lavoro in bilico tra la vita e la morte, tra il dolore e la speranza che un medico deve affrontare, “Un impatto emotivo molto forte, una fatica fisica”. Dover chiedere a una famiglia di donare gli organi del proprio caro scomparso. Perché quel fegato, quel cuore, quei polmoni potranno salvare un’altra vita in lista d’attesa.
Sapete, io penso spesso a quei momenti, li ha vissuti la famiglia del mio donatore.
A volte penso al medico e di come si pone.
Non basta una laurea, né un manuale di conversazione o un convegno per saper fare questo lavoro. Bisogna essere medici, psicologi. Forse, a volte, un po’ amici. “La parte più difficile? Spiegare cos’è la morte cerebrale. Far capire che, anche se un cuore batte ancora, quella persona è morta. Si tratta di un momento fondamentale, perché gli organi sono ancora ossigenati e pronti per il prelievo. Ma è ancora più dura quando le vittime sono dei ragazzi o dei bambini”. Come
comunicare ai parenti… in quei momenti così dolorosi in cui bisogna fare una scelta, è che la donazione non è solo un gesto di generosità o di altruismo. “La priorità è, prima di tutto, dare aiuto e conforto ai familiari. Poi parlare con loro, lasciare tempo per decidere. Io ho sempre sostenuto che donare può rappresentare un modo per superare la perdita di una persona scomparsa” sapere che parte del proprio caro continua a vivere, e non importa dove, magari a km di distanza, come nel mio caso.. la mia vita continua grazie ad un ragazzo della provincia di Pordenone.
Ci sono anche dei momenti belli che ti gratificano, quando incontri bambini che vivono grazie ad un trapianto e pensi.. Che colpa hanno avuto… Questo amici fa capire che mai bisogna smettere di parlare di donazione e trapianti. Soprattutto oggi!! Il problema non è soltanto il rifiuto alla donazione, che avviene una volta su quattro. “Spesso i familiari dicono di no poiché non sanno cosa avrebbe voluto il loro parente. “Non ne abbiamo mai parlato”, “Non so come la pensava” rispondono. Ecco, io trovo importante parlare di questi argomenti. Bisogna accompagnare le persone, spiegare, evitare che siano prese in contropiede.
2 commenti
La penso come te, durante la mai degenza ospedaliera tutti i miei familiari, tanti parenti ed amici si sono scritto all’aido hanno dato il consenso per il prelevamento degli organi! Sulla mia esperienza, positiva, si sono convinti!!!! Ogni tanto penso ai parenti della Sig.ra dalla quale è stato espiantato il fegato e grazie al consenso dei parenti sono vivo! Spero al più presto di riuscire a trovarli per ringraziarli direttamente!!!
dico solo una cosa in merito ai parenti che non si esprimono x’ non sanno cosa ne pensava il loro caro, dice non ne abbiamo mai parlato……a questo punto vige , a mio parere, ciò che decidono i parenti in vita. ormai gli organi non gli servono più..x’ sprecarli!!