MISERICORDIAE VULTUS è la bolla pontificia con cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia, ma è anche il titolo dell’opera fotografica che Kalò Cassaro, giovane fotografo favarese, ha realizzato nel giugno 2016 con i ragazzi profughi, ospiti della Tenda di Abramo (presso il convento Sant’Antonio di Favara) e con Fra Giuseppe Maggiore, guardiano della stessa struttura religiosa, nonché umile ispiratore delle immagini.
Un lavoro nato per caso a seguito del ripristino del teatro annesso al convento, chiuso ed abbandonato da anni. Le pareti rinfrescate di quel teatro, nell’idea iniziale, dovevano riportare immagini della città dell’Agnello Pasquale. La cupola della Chiesa Madre e qualche altro monumento di Favara avrebbero dovuto fare da cornice alla platea, ma sin da subito è sembrata una soluzione un pò troppo banale e scontata. Da un semplice e propizio colloquio con “Frappè” (o Fra Pè) è istantaneamente nata un’idea alternativa: raccontare attraverso degli scatti fotografici la storia di questo convento e le vicende liete e tristi che lì hanno trovato un riparo.
Foto si dunque, ma non di monumenti architettonici, bensì del Monumento di Dio per eccellenza: l’uomo. L’uomo che accoglie e che viene accolto, l’uomo che viene da lontano e viene ospitato, l’uomo che ha fame, ha sete è nudo e viene ristorato. Le mura francescane di questo luogo possono testimoniare infatti accoglienza gratuita, fraternità, carità, vangelo, in poche parole misericordia. Non è stato difficile pertanto tradurre in immagini ciò che di semplice e profondo è accaduto presso la Tenda di Abramo, poichè gli ingredienti c’erano tutti.
I tanti fratelli venuti dalla sponda opposta del mediterraneo e da altri paesi lontani, sono divenuti così i protagonisti degli scatti. I loro volti sono i volti di Cristo disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire. Sono i volti della misericordia perché trasfigurati dal gesto dell’accoglienza che li riveste di dignità e riveste di divino l’umano. Esattamente ciò che accade nella parabola del Padre misericordioso. Ogni volto è una storia ed ogni storia merita l’attenzione del mondo distratto dall’egoismo.
Il mistero della fede cristiana sembra trovare la sua sintesi nella parola misericordia ed è proprio nell’anno della misericordia che prende forma questo lavoro, che si colloca dentro un percorso di fede che l’autore cerca di compiere da qualche anno. É questa la ragione per la quale la fede può essere ispiratrice di un lavoro artistico. La bellezza artistica ispirata dalla fede colpisce la mente e il cuore. Il linguaggio della bellezza, messo a servizio della fede, è capace di raggiungere il cuore degli uomini e di far conoscere dal di dentro Gesù Cristo, di portare redenzione e rinascita in un mondo segnato dalla tragedia. Risulta essere questa la speranza di chi ha prodotto quest’opera, ovvero di trasmettere un messaggio di fede che faccia riflettere e possa toccare i cuori, nella consapevolezza che ogni cuore ha una maniglia che può essere aperta solo da dentro.
Le opere rimarranno in mostra permanente nella platea del teatro San Francesco di Favara