Uccisi da chi ha il potere politico e religioso. La novità spesso scomoda perché rompe gli equilibri, il modo di pensare. Giovanni e poi Gesù mettono in discussione uno stile che non ha niente a che fare con la fede, denunciano senza molti giri di parole l’ingiustizia, l’immoralità, lo spadroneggiare, la sete di ricchezza, il guadagno sporco
Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore
Non c’è dubbio che tra la predicazione del Battista e quella di Gesù c’è un unico filo conduttore, l’annuncio del Regno e l’invito alla conversione. Gesù come Giovanni non ha paura di dire le cose come stanno, tanto che entrambi muoiono uccisi da chi ha il potere politico e religioso. Sono la novità e sappiamo bene che la novità spesso è scomoda perché rompe i nostri equilibri, le nostre comodità, il nostro modo di pensare. Giovanni e poi Gesù mettono in discussione uno stile che non ha niente a che fare con la fede, denunciano senza molti giri di parole l’ingiustizia, l’immoralità, lo spadroneggiare, la sete di ricchezza, il guadagno sporco…
Mettono in discussione e condannano tutto ciò che è ostile ad un vero cammino di conversione e che impedisce un vero rapporto con Dio.
Giovanni è la “voce di uno che grida nel deserto”. Grida a squarciagola di preparare la via del Signore, rendere diritti i suoi sentieri : chiede di portare un frutto di giustizia, di convertire le nostre vie tortuose, deformate dall’ipocrisia, dalla doppiezza, dalla sopraffazione, in un cammino di conversione. Questa voce da fastidio, come da fastidio la voce del profeta dei nostri giorni.
Chi da fastidio viene eliminato e non posso non pensare a Peppino Impastato, Pio La Torre, Libero Grassi, Carlo Alberto Dalla Chiesa, penso a Falcone e Borsellino, a don Pino Puglisi e a tutti quelli che con la loro vita e le loro parole hanno scomodato e denunciato i “poteri forti”. Lo sappiamo che chi da voce a chi non ha voce anche se non viene ucciso, viene emarginato, esiliato o gli viene fatta attorno terra bruciata in modo che si rimanga soli.
Il Vangelo di oggi ci presenta Giovanni che non teme di ricordare l’esigenza della fedeltà e l’obbedienza alla legge di Dio anche ai potenti. Anche a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello».
Noi ben pensanti e magari influenzati da una mentalità omertosa che ci è stata tramandata negli anni pensiamo che è meglio farci gli affari propri. Purtroppo molta gente che si dice cristiano la pensa così: l’importante è andare a messa, farsi le preghierine e poi mi coltivo il mio orticello, ma la Parola di Dio ascoltata, ruminata e meditata va vissuta. Cristo non se ne stava seduto tra i banchi della sinagoga ma continuando il ministero di Giovanni grida la Verità da ogni luogo dando testimonianza con la vita.
Voglio porre alla vostra attenzione il motivo della morte di Giovanni Battista: per vedere ballare una ragazzina abbastanza attraente e bella viene chiesta la testa del profeta rompiscatole. Giovanni muore per uno scambio di favori.
Nel palazzo di Erode si ritrovano aspetti della nostra realtà: potere, ricchezza, orgoglio, falso punto d’onore, concupiscenza, intrighi, capricci, rancori… oggi se non mi va bene un operaio, un insegnante, un impiegato, un prete, un frate, un uomo qualsiasi che denuncia lo sfruttamento, la corruzione, il pizzo, che secondo la mentalità comune non si fa gli affari suoi, viene trasferito in un luogo dove non può nuocere, dove non lo sente nessuno e non lo deve sentire nessuno… oppure Extremis malis, extrema remedia: a mali estremi, estremi rimedi.
Giovanni muore nel silenzio e prepara il cammino a Gesù, che non aprirà la sua bocca davanti ai potenti nell’ora della passione. Questa morte senza gloria nel silenzio e nel buio della segreta del palazzo di Erode, prepara la strada a Colui che è Verità e Vita e chi lo segue con coraggio su questa via profetica in obbedienza alla Parola vivrà in eterno e non verrà mai dimenticato.
Pace e bene
Fra Giuseppe Maggiore