Dallo scorso 30 novembre 2017 non esiste più “L’Opera Pia Barone Mendola” di Favara. L’istituzione che tutti conoscevano come “Boccone del povero”, voluta dal filantropo per antonomasia di Favara il barone Antonio Mendola, divenuta poi “Opera Pia” gestita dalle suore della Congregazione religiosa “Serve dei Poveri”, è stata dichiarata “estinta” dal commissario straordinario Angelo Failla.Il funzionario regionale era stato nominato dall’Assessore regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, il 7 dicembre del 2016 con proprio decreto che aveva anche dichiarato decaduto il Consiglio di amministrazione dell’Opera Pia, a seguito dell’abbandono della struttura di via Beneficenza Mendola, da parte delle suore. In realtà le nobili funzioni volute dal Barone Mendola erano terminate da già tempo con la struttura che era diventata un normale ospizio, poi neanche questo con la chiusura della ultra centenaria struttura.
Il barone Antonio Mendola fece costruire la struttura che dalla collina San Francesco domina Favara, nella seconda metà dell’800 per destinarla ad orfanotrofio femminile ed asilo per gli invalidi e gli anziani. L’opera fu inaugurata nel settembre del 1892 e chiamata, appunto, “Boccone del Povero”, e dopo la sua morte divenne ufficialmente IPAB ovvero Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza, regolamentata dalla cosiddetta “Legge Crispi” del 1890 che tuttora trova parziale applicazione in materia di Opere Pie. Dopo l’abbandono delle suore e lo scioglimento del Consiglio d’amministrazione il Commissario straordinario diramò un bando per vedere se vi erano altre congregazioni religiose femminili (come vuole lo statuto) interessate alla gestione dell’Opera Pia; bando che ha avuto esito negativo. Possibilità successivamente allargata al altre IPAB operanti sul territorio regionale; anch’esso con esito negativo. In ragione di ciò è arrivata la dichiarazione si “Estinzione dell’Opera Pia Barone Mendola”. Azione che, come si legge nell’atto di estinzione redatto dal dottor Angelo Failla “potrebbe consentire adesso un nuovo modello dinamico e gestionale da parte del Comune di Favara mediante l’avvio di una moderna e più efficace e d efficiente fase di erogazione di servizi socio-assistenziale e sanitari alla persona, ispirati ai principi di solidarietà e sussistenza dettati dalle vigenti normative in materia”.
Insomma sarà il Comune di Favara, adesso, il nuovo proprietario della struttura. La legge che regola le IPAB, infatti, stabilisce che “nell’impossibilità di proseguire con l’IPAB, l’istituzione è estinta e i beni patrimoniali sono devoluti al Comune”. Un ulteriore peso per il Comune di Favara? Una struttura destinata a diventare rudere o una nuova risorsa? Intanto parte dell’immobile sta ospitando le classi del plesso scolastico di via Sant’Angelo. Una volta formalizzato il passaggio tra Assessorato Regionale e Comune, si vedrà.