Giuseppe Maurizio Piscopo
Antonio Giordano è nato a Palermo nel 1977 è un giornalista siciliano che si è occupato principalmente di economia, arte, cultura e spettacolo per diversi giornali. Ha iniziato a lavorare per l’Agenzia di Stampa Italpress e poi è stato assunto da Mf – Milano Finanza. E’ un personaggio giovane e simpatico. In questa intervista con semplicità racconta una bella storia e spiega come l’economia sia alla base di qualsiasi nostra scelta.
Quando è iniziata la tua avventura nella scrittura?
Diciamo che mi è sempre piaciuto scrivere, fin dai tempi del liceo dove i miei temi preferiti erano quelli che venivano chiamati “di riflessione”, ovvero dove partivi da un tema studiato in letteratura e poi approdavi al presente. E ricordo ancora il tema della maturità sul confronto tra l’Ulisse omerico e quello dantesco, io passai pure per “Itaca” di Kavafis per parlare di limiti e consapevolezza degli stessi. Ma soprattutto mi è sempre piaciuto anche leggere i giornali: fogli che raccontavano le storie ognuno secondo il proprio punto di vista. Con le redazioni ognuna in città diverse e quindi con caratteristiche proprie o con visioni politiche differenti.
Qual è stata la molla che ti ha fatto scrivere il primo articolo, lo ricordi?
Mi piaceva raccontare qualche cosa, raccontare una storia. Questa è la molla che scatta ancora adesso.
Quali sono i tuoi ricordi della scuola elementare che hai frequentato a Palermo, del maestro, dei tuoi compagni, dell’atmosfera che si respirava allora?
Ho fatto tutto il corso della scuola dell’obbligo dai gesuiti a Palermo dal 1983 fino al 1996, anno del diploma. Dei miei compagni di allora ho un buon ricordo: alcuni li frequento ancora e sono diventati miei amici. Ricordo che cambiai maestra a metà delle elementari perché la prima era andata in pensione e ricordo anche un deciso cambio di metodo tra le due. L’atmosfera che si respirava allora era quella dei bambini spensierati come lo può essere un bambino di quell’età. Però qualche cosa arrivava sempre della Palermo degli anni ’80 che era la città dove si combatteva una guerra di Mafia con morti ammazzati anche a due passi da scuola. O come l’aula bunker in costruzione di fronte la casa che abitavamo allora. O le sirene delle scorte dei magistrati. Sono ricordi che mi hanno comunque segnato; non vissuti direttamente ma, in qualche modo, “da vicino”.
Ricordi il primo giorno di scuola?
Ricordo il mio primo compagno di banco. Oggi è un radiologo e ogni tanto ci vediamo ancora.
Secondo te i bambini di oggi sono felici?
I bambini risentono di quello che siamo noi genitori e di quello che facciamo. Se siamo felici lo sono anche loro. Se siamo sereni, lo sono anche loro. Forse la domanda andrebbe formulata in maniera diversa: i genitori di oggi sono felici? Sono concentrati sui figli o su se stessi?
Tu sei stato un bambino felice?
Felice e fortunato.
Ricordi il primo giocattolo che hai ricevuto?
Ricordo alcuni giocattoli di quando ero piccolo. Un aereo che si illuminava (e che mi faceva spaventare raccontano i miei), una macchina a pedali blu.
Da bambino hai mai pensato che un giorno avresti fatto il giornalista di successo?
Di successo lo lascio dire al poeta: ai posteri l’ardua sentenza… Racconto spesso che la “colpa” se ho scelto questo mestiere è di mio nonno Pietro che mi teneva sulle sue gambe mentre leggeva i giornali seduto alla scrivania. Ricordo le pile di “Giornale di Sicilia” e, nel pomeriggio de “L’Ora”. Ricordo che andavamo in edicola a comprarli, ricordo l’odore della carta e le macchie di inchiostro sulle mani. Ma anche il telegiornale delle 20 con il collegamento da Montecitorio con la foto del Transatlantico alle spalle dell’inviato. Entrare per lavoro una volta in quel corridoio di Roma è stato come fare un salto nei ricordi sulle gambe di nonno.
Per quali giornali hai lavorato?
Il mio primo articolo che è stato stampato è stato sulle tradizioni della Pasqua in Sicilia. Due pagine fitte fitte che sono state scritte insieme a due miei colleghi di Università (uno oggi è un autore televisivo, l’altra una giornalista) pubblicate su Campus Sicilia che era un allegato di un mensile dedicato al mondo dell’Università. Edito dalla casa editrice per la quale adesso lavoro. Il primo lavoro vero è stato all’Agenzia di Stampa Italpress nella quale ho imparato davvero le “regole del gioco”. La necessità del dovere essere veloci ma allo stesso tempo esaustivi e precisi. Poi sono approdato a Mf – Milano Finanza dove ancora lavoro coordinando le pagine regionali del quotidiano.
Ti ho conosciuto che scrivevi per giornali di economia, continui sempre su questa strada?
Scrivo di economia ma anche di politica già da prima che mi assumesse Mf nel 2007. Ma ho fatto anche spettacoli, all’inizio, e la cronaca.
Che cos’è la borsa se volessi spiegarla a un bambino?
La Borsa è un grande mercato dove si comprano e si vendono “pezzetti” di aziende. Un posto dove le stesse si rivolgono per ottenere nuovi finanziamenti e nuovi soci per realizzare nuovi progetti.
Che cosa sta succedendo nelle banche italiane?
Alcune banche italiane stanno crescendo ovvero stanno rispondendo alle sfide che vengono dai mercati e dai loro clienti che chiedono sempre più internazionalizzazione e apertura all’estero. Se io sono un imprenditore ho bisogno che la banca mi accompagni e il mio orizzonte di azione, se voglio davvero essere competitivo, non può più essere la mia regione o la mia nazione. Altre, invece, non riescono a tenere il passo perchè nel frattempo il mondo è cambiato e lo ha fatto molto velocemente anche grazie alle nuove tecnologie. Ricordiamo che le banche non sono istituti di beneficenza, ma sono delle imprese. E fanno utili con i tassi di interesse che oggi sono davvero bassi (grazie all’Europa vorrei sottolineare).
Sincerità per sincerità ma con il cambio dalla lira all’euro ci abbiamo perso veramente o ci siamo rafforzati economicamente?
L’euro è stata una occasione che non abbiamo sfruttato al meglio. Ancora una volta se oggi abbiamo dei tassi bassissimi di interesse lo dobbiamo all’Europa. E questo vuol dire pagare meno per un mutuo quando acquistiamo casa o un prestito. All’inizio dell’era euro in Italia era necessario puntare alle riforme che era necessario fare per rendere l’Italia maggiormente competitiva. Come quella sul mercato del lavoro o delle pensioni. Ma bisognava farlo allora, ovvero più di dieci anni fa. Invece abbiamo continuato a campare facendo crescere il nostro debito senza mai pensare di poterlo ridurre, anzi. Poi, con la crisi, la crescita minore rispetto ad altri paesi e la distanza che aumentava con quelli più avanzati dell’area euro, ci siamo trovati più deboli e appesantiti dal debito e dagli interessi che continuiamo a pagare su questo. Dovremmo fare pulizia di tutto quello che non va e invece ci agganciamo alla ripresa trainati dal resto d’Europa. Oggi il nostro Pil (prodotto interno lordo) è il 94% di quello prima della crisi, nella zona euro la media è al 105 di quel livello e nell’Unione europea al 107. In media l’Europa produce più ricchezza di quanto non facesse prima della crisi economica. Noi, di meno.
Qualcuno sostiene: che i giornalisti raccontano la “mezza messa”, che certe notizie sulle banche sono state trattate con “furbizia” e quindi è venuta fuori mezza verità. Alcuni facendo degli investimenti sbagliati, proposti dalle stesse banche si sono rovinati. Qual è la tua opinione in proposito?
A me hanno sempre insegnato che non bisogna mai leggere solo un giornale ma bisogna leggere ogni giorno diversi quotidiani per farsi una propria idea su quello che accade. Quanti oggi lo fanno? E quanti magari si informano solo su internet con quello che propone un algoritmo? Il sapere e la conoscenza difficilmente sono gratuiti. Negli ultimi mesi tanti sono diventati esperti di bitcoin e di monete virtuali. Ma hanno studiato? Sanno cosa hanno nelle mani? O è solamente fortuna, azzardo, rischio cosa diversa da investimento.Detto questo bisogna dire che ogni investimento ha la sua percentuale di rischio. Se chi ha proposto investimenti non ha bene informato il proprio cliente allora lo si dovrà denunciare e ne potrebbe pagare le conseguenze. C’è chi deve indagare e c’è chi è chiamato a giudicare. A partire dalla magistratura. Lo ripeto: ogni investimento comporta sempre un rischio. E non esistono investimenti senza rischio.
Cosa occorre fare per cambiare la mentalità dei siciliani in fatto di economia?
L’economia è qualsiasi decisione noi possiamo prendere. Dal fare o non fare la spesa al supermercato o dall’ambulante sotto casa a comprare un appartamento. Tutto. I siciliani dovrebbero imparare a fare sistema. A tutti i livelli. Capire che collaborare non è perdere qualcosa ma crescere tutti insieme. Ad esempio: a me è capitato di cercare un articolo in un negozio e non trovarlo e chiedere al negoziante dove poterlo trovare. La risposta è sempre stata “non lo so” o “nessun altro qui vende questo articolo”. Poi giravi l’angolo e trovavi un negozio che aveva quello che cercavi. Questo bisogna cancellare. Fare sistema vuole dire collaborare.
Cosa succederà con Palermo Capitale nel capoluogo della Sicilia, come vivranno i palermitani questa esperienza che li dovrebbe far vivere meglio?
Ci si attende molto, specie in ambito turistico. Se si riuscirà a fare sistema, (eccolo qui, ancora, il nodo che imbriglia la Sicilia) dalle istituzioni, agli operatori culturali e turistici sfruttando l’eco dell’evento allora potremmo tutti trarne beneficio. Smontando quella odiosa associazione che molto spesso ancora si fa non appena si sente “Palermo” e facendoci conoscere per quelli che siamo: una terra di accoglienza e di rispetto per tutti. Serve però lavorare tutti nella stessa direzione e non pensare che sia solo una occasione per fare qualche incasso in più. Per quel che riguarda i palermitani avranno la possibilità di vivere un intero anno di eventi culturali. Che non mi pare poco.
Che cos’è il denaro?
Un mezzo di scambio universale.
Sono sicure le carte di credito, i bancomat e gli acquisti online?
Sono sicure se usate a determinate condizioni e con una certa attenzione. Per quel che riguarda gli acquisti online basta affidarsi ai siti più conosciuti.
Quali sono i migliori investimenti che attualmente possono fare gli italiani?
Cultura. Fare studiare i propri figli nelle migliori scuole o università. Farli viaggiare e scoprire nuove realtà. Aprire la mente. Più che un investimento è una scommessa per il futuro di questa terra.
Vale ancora la pena di acquistare degli immobili?
Le quotazioni sono scese rispetto al passato anche se adesso tendono a risalire la china. Il problema è poi mantenere gli immobili acquistati e riuscire a metterli a reddito. Altrimenti potrebbero diventare una spesa in più nel bilancio di chi vuole investire.
Secondo te le tasse in Italia sono distribuite bene o ci sono balzelli molto ingiusti?
Pagare le tasse in Italia è forse una delle cose più difficili ed insieme più odiose che possano esistere. Le istruzioni per compilare la dichiarazione dei redditi del 2017 sono un file di 124 pagine scritte fitte fitte. Ci sono tanti liberi professionisti o imprenditori che, avvicinandosi la data delle scadenze, fermano il loro lavoro per compilare moduli su moduli. E in Italia i giorni necessari per risolvere pratiche burocratiche o pagare le tasse è più alto rispetto all’Europa. E sempre nella speranza di non sbagliare nulla, anche in buona fede, altrimenti arrivano i guai… Insomma siamo ben distanti dalla compliance, l’adesione volontaria, che dovrebbe guidare chi paga le tasse.
Hai letto il libro di Massimo Fini che ha cambiato la mia vita: “Il denaro lo sterco del demonio”?
No, ma recupero presto…
Perché gli uomini sono così violenti con le donne dicono di amarle e poi le ammazzano. Cosa non hanno capito gli uomini delle donne?
Gli uomini delle donne non hanno capito quanto possano essere forti, riuscire a sopportare dolori o offese e restare sempre salde e in piedi. Molto più degli stessi uomini. E questo spesso fa paura o non si riesce ad accettare.
La bellezza salverà il mondo?
La bellezza da sola no. Serviranno anche la pace, la fratellanza, la cultura.
Qual è l’attualità del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa da cogliere ai giorni nostri?
Io leggerei e rileggerei il Gattopardo proprio per evitare quello che c’è scritto nel romanzo. Ovvero di non considerarci il sale della terra e di non considerarci l’ombelico del mondo. Di uscire dalla nostra condizione di isolamento mentale. E di costruire insieme: fare sistema. Una volta messo da parte questo nostro continuo fare riferimento a noi stessi e alla nostra centralità nel mondo, possiamo andare alla conquista di qualsiasi orizzonte con la sagacia e l’intelligenza che sono nostre.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Insegnare qualcosa di buono a mio figlio.