Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Ogni domenica Gesù vuole spiegare ogni cosa ad una cerchia di amici o di discepoli che virtualmente, anche su questo giornale, si riuniscono per accogliere il Seme della Parola che annunciata viene attraverso i fatti quotidiani, così come possiamo intenderla.
Chi di noi non sa come si semina, il lavoro che bisogna fare per seminare il grano o qualsiasi altro prodotto? una volta che è stato seminato, non è l’azione del contadino a produrre il germoglio, ma una forza misteriosa e nello stesso tempo straordinaria che il seme contiene … il contadino deve avere pazienza perché il seme farà il suo frutto. Certo è che non deve mancare la cura, bisogna concimare, zappargli attorno, se è il caso mettere acqua…
La parola di Dio è questo seme che il Signore tramite alcuni semina nel nostro cuore e poi tocca a noi alimentarla con l’ascolto costante.
Ma che terreno è il nostro cuore, è un terreno libero? Forse i pregiudizi, le convinzioni, i ragionamenti prettamente umani occupano l’80% dello spazio o a volte anche di più?
In questi casi bisogna fare un’opera di bonifica per agevolare il Signore a seminare la sua Parola nella nostra vita, da un seme così piccolo crescerà qualcosa di grande. Bisogna avere solo pazienza, fortunatamente è Dio e non noi a costruire il suo regno in ognuno di noi: a noi invece il compito di accogliere con fede la Parola, di lasciarsi convertire e guidare da essa e di permettere alla Parola seminata in noi di fare molto frutto. Affinché succeda questo è necessario avere in noi una buona dose di umiltà, virtù che spesso manca, bisogna capire che noi non siamo onnipotenti, che non possiamo e soprattutto non siamo in grado di fare tutto.
È necessario capire e prendere coscienza che il Signore esiste veramente ma non siamo nessuno di noi. Vorremmo vedere risultati basati sui nostri parametri di successo, vorremmo vedere frutti immediati e invece ci ritroviamo spesso avvitati su noi stessi in letture della realtà troppo umane… la parabola del seme che cresce spontaneamente ci ricorda invece che il nostro ruolo deve concentrarsi sul “continuare a seminare”, continuare ad annunciare il Vangelo, la Parola di Dio, aprirsi a continui tentativi ed iniziative ma poi ricordarsi, ed è qui il grande messaggio di fiducia e speranza, che non siamo soli, che la Parola che tentiamo di annunciare non è la nostra e che la buona riuscita dell’annuncio non dipende solo da noi ma soprattutto dalla potenza di Dio: “dorma o vegli l’agricoltore, il seme germoglia e cresce”. Ogni volta che non mettiamo al centro l’annuncio di questa Parola nelle nostre comunità rischiamo di annunciare tante cose, anche belle e buone, usare tanti mezzi efficienti ma probabilmente stiamo perdendo il fulcro della nostra missione: l’annuncio del vangelo! Un annuncio che va fatto con la vita, con le opere.
Un annuncio quello del Vangelo che si scontra con una logica umana che vuole alzare muri, considerare e classificare gli uomini secondo il colore della pelle o la nazionalità e religione. Il vero discepolo di Cristo che vive davvero il Vangelo non può e non deve fare preferenze di persone, non c’è un prima per un gruppo e un dopo per un altro gruppo. Prima tutti gli esseri umani che sono stati creati da Dio. Questo non lo dico io, lo dice Gesù nell’annuncio della Buona Novella.
La parabola del Vangelo ci mette di fronte alla grande occasione e responsabilità che ci offrono i nostri gesti: ci sono piccoli gesti di bene che dobbiamo continuare a fare con fiducia, continuare a seminare con pazienza e perseveranza sapendo che possono diventare un domani grandi alberi per la nostra vita o per quella degli altri, ma nello stesso tempo dobbiamo anche stare attenti a non lasciare che piccoli semi di male vengano seminati nella nostra vita, nella società, nelle nostre abitudini: all’inizio sembrano insignificanti e gestibili ma poi anche loro possono diventare grandi alberi che non solo produrranno frutti cattivi ma copriranno con i loro rami gli alberi buoni che difficilmente potranno dare i loro frutti… ma li daranno perché il seme di Dio proprio quando muore porterà più frutto.
Buona domenica