A festa terminata, a bocce ferme e in punta di piedi senza sterili polemiche o giudizi affrettati, ci permettiamo di fare una riflessione sulla Festa di San Giuseppe di Favara.
Per farlo prendiamo spunto dalla foto che vedete, inviataci alla nostra redazione da un affezionato lettore, che ritrae alcune persone che stanno caricando/scendendo il simulacro di San Giuseppe nel/dal cofano di un’auto. Non è bello a vedersi, la statua del Patriarca che raccoglie attorno a se, da sempre, migliaia e migliaia di devoti fedeli, venire trasportato dentro il cofano di una macchia.
Si è fatto un gran parlare questi giorni, ma anche in questi ultimi anni, della FESTA per antonomasia di Favara, ridimensionata ai minimi termini e quest’anno ancora di più. Per non parlare di tutte quelle iniziative laico-folkloriche-popolari che negli anni passati avevano fatto della FESTA di San Giuseppe di Favara una delle più rinomate feste religiose della Sicilia e di cui non vi è alcuna traccia. La festa estiva di San Giuseppe nasce proprio da questo. La ricorrenza calendariale, ovvero il giorno in cui la Chiesa festeggia lo sposo di Maria, il Padre putativo di Gesù, è il 19 marzo. Il bis dei festeggiamenti a fine in estate nasce, a quanto viene raccontato, sia per far partecipi gli emigrati che ritornavano a Favara per le ferie, ma soprattutto per dar corso ad una grande Festa con in primo piano l’aspetto ricreativo-laico-folklorico, di grande Sagra paesana, insomma, unita e mai distaccata, comunque, dal sentimento religioso, dal profondo amore, dall’incondizionata devozione che i favaresi hanno per San Giuseppe. Non si spiegherebbero altrimenti tante cose.
La partecipazione massiccia alle Sante Messe ad iniziare da quella mattutina, credo la prima alle ore 5 del mattino. Ma anche “i prummisi”, le penitenze come “u viaggiu npiduni” ovvero a piedi scalzi. E poi ancora la preparazione delle minestre il cui necessaio si raccoglieva “porta a porta” con gli organizzatori che si “spacciavanu” si umiliavano a bussare e chiedere. E poi la raccolta del frumento con i “cavalli bardati” e tutte quelle “esternalizzazioni” che vanno forse un po’ oltre la pura fede religiosa, ma che la completano e non certo la snaturano. C’era il Comitato formato da decine di persone di varia estrazione sociale, che affiancava il parroco/arciprete nell’organizzazione della festa, ognuno nel proprio ruolo ma in sintonia e comunione. I cittadini favaresi sapevano che ogni anno si organizzava una “Festa importante” con oltre una settimana di tradizione, musica, folklore, spettacolo ma con in primo piano sempre il lato religioso, l’aspetto primario dei fedeli che, anche sacrificandosi offrivano la propria “prummisa” in denaro, obolo che avrebbe permesso al Comitato di organizzare un grande evento. Non veniva certo tralasciato l’aspetto caritatevole in quanto una parte delle somme raccolte dal Comitato veniva data al sacerdote per gli scopi che riteneva più appropriati, oltre, naturalmente alla normale raccolta in Chiesa.
Da qualche anno questo non succede più con la parte “popolare” (non so più che aggettivi usare) che è andata man mano scemando fino a scomparire. Non stiamo qui a cercare il perché o il percome (scusate il lessico) questo sia successo. Semplicemente diciamo che è successo. Ma ci preme dire che alla città di Favara “A FESTA DI SAN GIUSEPPI” quella “pomposa” (pomposità da non interpretare in maniera negativa, per favore) ci MANCA. Non possiamo nasconderlo, poiché se ne parla in tutte le occasioni. Oserei dire che c’è anche un po’ di invidia nel constatare che negli altri Paesi le feste ci sono, e come se ci sono. Con tutte le tradizioni “nazional-popolari” rispettate: banda musicale, “ntinna”, spettacoli vari, fuochi pirotecnici, e chi più ne ha più ne metta. Si pensi per esempio alla Festa di Santa Rosalia a Palermo, inimmaginabile se non si vede “di persona personalmente” . E allora! Se c’è veramente la volontà, se c’è l’intesa, se c’è la voglia, se c’è la consapevolezza che anche queste manifestazioni fanno parte del nostro patrimonio storico-culturale-religioso. Se ci sono soprattutto le persone che vogliono spendersi, perché non tentare!? Anche al più povero, al più emarginato, all’ultimo degli ultimi fa piacere per un momento dimenticarsi dei propri pensieri ed anche delle proprie disavventure e disgrazie, e godersi spensieratamente la FESTA con luci scintillanti, suoni, canti e festosi balli; tuonanti fuochi d’artificio; famosi cantanti che vede solo in TV (se ancora la possiede) e che, invece, può toccare con mano. E soprattutto, mentre sorride per la FESTA , può pregare San Giuseppe affinché qualche suo piccolo desiderio, ma proprio piccolo, si possa realizzare.
Favara ed i cittadini favaresi lo vogliono e San Giuseppe non si merita certo di essere trasportato nel cofano di un’auto.