Avv. Leonardo Cusumano
Gentile Direttore,
torno a scriverLe e ad affidare alla Sua riflessione alcune considerazioni scaturite da una serie di episodi verificatisi nell’ultima settimana e che convergono tutti ad una stessa conclusione.
Se non fosse stato per Peppe Moscato, personalmente coinvolto quale figlio di partigiano e le associazioni Anpi, LiberArci e centro studi Marrone, Favara non avrebbe festeggiato il giorno della Liberazione dal regime fascista.
Nessun rappresentante delle Istituzioni locali, per forza di cariche, il Sindaco prima di ogni altro, ha programmato alcunché, finanche provvedere all’acquisto di una corona di fiori, la cui spesa è stata sostenuta dalle predette associazioni.
È ancor più recente la inopportuna polemica innestata sul murale realizzato, coincidenza vuole, dall’associazione LiberArci per coprire le vili scritte razziste apparse su di un edificio, su cui si sconosce l’opinione del primo cittadino, figura che, almeno per mia concezione, sarebbe chiamata a fornire, in maniera autorevole, un indirizzo amministrativo, a tracciare un percorso credibile, ad essere d’esempio, a creare attorno a sé un volano di personalità, anche differenti, che lavorino alacremente per il bene della collettività.
Da ultimo, proprio ieri, oltre 300 favaresi di buona volontà hanno ricordato il piccolo Stefano Pompeo, ucciso in un agguato di mafia vent’anni fa, partecipando alla proiezione di un documentario alla presenza dei genitori, ancora oggi in cerca di verità con immutato dolore.
L’assenza del Sindaco pare essersi notata anche alla precedente proiezione avvenuta ad Agrigento.
Quanto sono lontani, come ricordi del sonno, i giorni in cui si raccontavano le favole per creare consenso elettorale. Oggi si preferisce il silenzio.