Gli agenti, unitamente alle loro organizzazioni sindacali, lamentando situazioni difficili e paradossali all’interno del carcere, sia per la carenza di personale, che per la loro sicurezza e quella delle loro famiglie da punto di vista sanitario.
“L’opinione pubblica deve comprendere le motivazioni per le quali la Polizia penitenziaria di Agrigento scende in piazza così di frequente – ci dice Salvatore Gallo Cassarino della CISL – sovraffollamento , carenza d’organico ( siamo a – 40), mala distribuzione dello stesso e la pavida gestione del Corpo da parte della classe dirigente locale e regionale ha saturato l’ambiente rendendo invivibile questa realtà lavorativa. Il contesto lavorativo dei poliziotti di Petrusa è questo e altro ancora – continua il sindacalista – mancano 40 agenti e ciò determina carichi di lavoro inaccettabili e poliziotti stremati da turni impossibili. Si assiste giornalmente alla continua soppressione del diritto al riposo giornaliero o a quello settimanale , si assiste finanche alla negazione del diritto/dovere alla mamma poliziotta di accudire in modo appropriato i propri figli , spesso in tenera età , per esigenze di servizio”.
Di recente un esposto da parte di alcuni aderenti al Partito radicale ha acceso i riflettori sul carcere agrigentino e generato un’ispezione dipartimentale che ha rilevato almeno 60 punti di criticità della struttura e della sua gestione. Successivamente anche un indagine da parte della Procura della Repubblica di Agrigento ,ancora nella fase embrionale, che dovrebbe accertare altre eventuali responsabilità .
“Il poliziotto di servizio nel reparto, costretto a gestire da solo anche 120 detenuti, di tipologia differente è privo di ogni strumento di comunicazione anche per dare l’allarme o semplicemente per chiedere aiuto – denuncia ancora Gallo Cassarino – l’unico strumento a sua disposizione si trova al centro di un corridoio lungo oltre 120 mt, lontano magari dal posto in cui si trova . Un detenuto su tre è straniero, diversi hanno problemi di natura psichiatrica, due su tre sono tossicodipendenti o alcol dipendenti, moltissimi fra questi i casi di epatite C , HIV e tubercolosi . A questo proposito – continua – in occasione di una conferenza di servizio avvenuta il 14 scorso, abbiamo appreso per bocca del comandante del reparto che un detenuto di cui si sapeva essere affetto dalla tubercolosi girava per il carcere senza le dovute cautele. Notizia questa trapelata il 14 febbraio per un detenuto che già dal novembre del 2019 era qui ristretto. Decine i poliziotti che dovranno sottoporsi al test di Mantoux. E le famiglie dei poliziotti?? Per questi motivi siamo in piazza per rivendicare i nostri diritti”.