I medici di alcune unità operative e dipartimenti dell’Asp 1 di Agrigento, quali il Dipartimento di Salute Mentale e l’U.O. Hospice, oltre a curare le malattie, “devono fare i conti con una burocrazia interna supponente, autoreferenziale e poco consapevole dei limiti del proprio ambito di azione” . Lo denuncia il sindacato CIMO, Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri.
“La professione medica ha da sempre affascinato molti. Generazioni di studenti hanno sognato di accedere alla facoltà di medicina, conseguire il titolo e poi entrare in corsia a prendersi cura degli ammalati. Anche chi non possiede una formazione in discipline sanitarie immagina un mestiere pervaso da un’aura di sacralità. Un lavoro che è quasi una vocazione a prestare assistenza al prossimo, a guarire le malattie, a salvare vite. Un impegno solenne che non si interrompe nemmeno nei momenti di maggiore difficoltà, come ci hanno insegnato questi anni di pandemia” – evidenzia il sindacato dei Medici Cimo –
“La recente polemica restituisce tuttavia un quadro molto meno idilliaco. La realtà all’Asp di Agrigento sembra aver poco a che fare con la narrativa medica che contraddistingue l’immaginario collettivo. Pare infatti che la valutazione annuale dell’attività lavorativa della dirigenza medica, la cosiddetta performance, sia stata utilizzata come uno strumento per operare intimidazioni verso alcuni dirigenti medici. Qualche direttore di distretto – denuncia il sindacato – avrebbe espletato direttamente tale processo di valutazione verso l’attività sanitaria di alcuni dipendenti senza averne competenza, non avendo conoscenza diretta dell’attività dei valutati, cosa che, se confermata, sarebbe oltremodo irregolare.
La tesi ascrive i giudizi negativi a scelte volutamente discriminatorie e a riprova di ciò, la nota sindacale sottolinea come la valutazione sia stata eseguita da chi non solo non aveva il titolo ma nemmeno la conoscenza del funzionamento della stessa procedura di valutazione e dei processi che la compongono”.
Il CIMO continua: “A chi stanno a cuore le sorti dell’Asp di Agrigento non resta che chiedersi se questa vicenda sia solo il frutto di frizioni interne o se non rappresenti invece la punta di un iceberg di ben altra natura. Ci auguriamo – conclude – che chi di dovere intervenga per fare chiarezza sull’episodio ed eventualmente smascheri chi tenta di mettere le mani sulla sanità agrigentina svilendo i medici e svuotandone la professionalità”.