Il dirigente generale del dipartimento della pesca mediterranea della regione siciliana, Alberto Pulizzi, ha lanciato oggi un’interessante idea: quella di un tavolo per istituire la rete delle marinerie siciliane.
Lo ha fatto nel corso del convegno su Il futuro della pesca siciliana tra sostenibilità e blue economy, organizzato da Unicoop Sicilia, nell’ambito del programma nazionale triennale della pesca e acquacoltura 2022/2024, tenutosi nella splendida location del Domina Zagarella Sicily, a Santa Flavia (Palermo).
“Serve” – ha osservato Alberto Pulizzi – “un luogo fisico dove poter affrontare e condividere, con l’ausilio dei sindaci locali, dei rappresentanti di categoria e dei pescatori tutte le tematiche connesse al settore. Un modo virtuoso per pianificare i bandi e le risorse finanziarie da destinare“.
Le imprese siciliane della pesca (secondo i dati Unicoop) sono circa 2.500, tra realtà individuali o a conduzione familiare; quelle della trasformazione sono poco più di 100.
Per quanto riguarda il pescato, la parte maggiore arriva dallo “strascico“, con 15 mila tonnellate di resa e ricavi per 134 milioni di euro. Seguono la piccola pesca (cinquemila tonnellate, 37 milioni di ricavi), le reti di circuizione (seimila tonnellate, 22 milioni di euro) i palangari (3.400 tonnellate, 19 mln) e altri sistemi (tremila tonnellate, 9 mln).
In termini di fatturato, è la provincia di Palermo a fare la parte del leone, con quasi il 50 per cento dell’intero settore siciliano. Oltre il 70 per cento del pesce venduto in Sicilia proviene da altre parti d’Italia e del mondo, nonostante sia la prima regione italiana per pescato, con quasi 33 mila tonnellate all’anno, quasi il 19 per cento del dato nazionale, con un giro d’affari di ben 221 milioni di euro.
Il comparto ittico siciliano, che conta 80mila operatori, vale oltre un miliardo di euro, ma la fetta maggiore è assorbita dalle imprese della trasformazione e della commercializzazione, che lavorano soprattutto il prodotto estero.
Nel corso del convegno dell’Unicoop -secondo quanto riportato dall’ANSA-è stato condiviso che “la Sicilia deve diventare capofila di un comparto che ambisce a coniugare sostenibilità ambientale del mare e blue economy. Servono, pertanto, valorizzazione dell’ambiente marino e introduzione di strumenti tecnologici che possano aiutare la marineria, diffondendo la cultura del rispetto dell’ecosistema del mare e dello sviluppo sostenibile“.