“448.000 abitanti della provincia di Agrigento con i loro rappresentanti politici hanno scelto il servizio pubblico del bene primario per eccellenza qual è l’acqua. Scelta avvenuta tramite, come è bene ricordare, apposite delibere sia di giunta che consiliari dei vari comuni agrigentini”.
Esordisce così il Capogruppo del PDR (S. F.) Nuccia Palermo , all’indomani dell’elezione del Presidente dell’Ati finita con un clamoroso pareggio e quindi con un nulla di fatto.
“43 comuni divisi tra ribelli e meno ribelli, tra possessori di sorgenti e possessori solo di bollette salate che ieri avrebbero dovuto rompere la scissione per unirsi in una volontà univoca, ovvero – afferma il Capogruppo del comune capoluogo di provincia, Palermo – la volontà di iniziare fattivamente quel percorso volto al ritorno alla gestione pubblica.”
“Non è possibile – sottolinea ancora Nuccia Palermo – a distanza di circa sei mesi ritrovarci ancora con un nulla di fatto. 41 i sindaci presenti ed una scheda bianca hanno portato al rinvio dell’elezione del Presidente dell’organo di garanzia e controllo previsto per legge che avrà il gravoso compito di iniziare il già complicato processo di fuoriuscita che sicuramente vedrà la reazione del gestore privato”.
“Ci auguriamo dunque – conclude il Capogruppo del PDR – di poter constatare il prossimo 4 Maggio, data alla quale è stata rinviata la votazione, una collaborazione maggiore ed unitaria ricordando che la linea di voto stabilita per l’elezione del presidente, che da lo stesso peso a tutti i 43 sindaci dei comuni agrigentini aventi comunque una densità di popolazione diversa, era atta sia al raggiungimento di un accordo unitario che al celere raggiungimento del fine prefissato: ovvero, la fuoriuscita dal gestore privato”.