Diversi depositi fiscali fittizi sparsi in Italia dove far transitare virtualmente ingenti quantitativi di birra e altre bevande alcoliche. Una movimentazione fittizia di merci che ha consentito un doppio guadagno, ovvero quello derivato dall’evasione fiscali e delle accise per milioni di euro, e il guadagno della vendita in nero dei prodotti alcolici. L’operazione guidata dalla Procura della Repubblica di Agrigento (procuratore capo, Renato Di Natale, procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, sostituto procuratore Andrea Maggioni) è stata eseguita dalla Guardia di Finanza di Agrigento con la collaborazione di colleghi di mezza Italia e del personale dell’Ufficio delle Dogane di Porto Empedocle. In codice è stata denominata “Criminal drinks”, con il tutto che è partito dal monitoraggio di uno di questi depositi fiscali ubicato a Favara nel centralissimo corso Vittorio Veneto, deposito, come dicevamo, dove però non è entrato neanche un bicchiere di birra.
“Il complesso delle risultanze istruttorie – hanno spiegato in conferenza stampa questa mattina – ha permesso di individuare l’esistenza e l’operatività, in diversi luoghi d’Italia e d’Europa, di un’articolata e complessa organizzazione criminale a carattere transnazionale che, ha gestito fittizi depositi fiscali di prodotti alcolici, per mezzo dei quali è stata simulata la movimentazione di ingenti quantitativi di bevande alcoliche, verso tali depositi che, in realtà, mai materialmente vi erano giunti”. Sono stati accertati migliaia di falsi trasporti di prodotti alcolici presso i depositi fiscali fittizi italiani, che hanno consentito ai “clienti” dell’organizzazione criminale di determinare le condizioni per la creazione di cospicue “sacche di evasione fiscale” in relazione a prodotti alcolici realmente esistenti che, risultando cartolarmente trasferiti verso i depositi fiscali fittizi, per poi essere totalmente rivenduti “in nero” ( ovvero senza accisa; senza Iva, senza Imposte Dirette) nel Paese produttore d’origine e/o in altri Paesi d’Europa, con guadagni milionari. Considerando le imposte applicate in Italia gli inquirenti hanno parlato di oltre 55 milioni di euro per le accise e 13 milioni di euro per l’Iva evasa.
Sono 45 gli indagati sparsi in diversi paesi d’Europa. Sono invece 18 le persone raggiunte da fermo della Procura e di questi 2 non eseguiti in quanto residenti all’estero: Sebastien De Meersman, 36 anni, nato e residente in Belgio e Andre Stolk, persona straniera non identificata. Gli altri fermati sono Alessio Zingoni 47 anni di Pisa; Claudio Cassulo 43 anni di Voghera; Francesco Cimieri, 53 anni di Cirò Marina (Kr), residente a Perugia e domiciliato a Londra; Pierpaolo Palmisano, 43 anni, di Putignano e residente a Locorotondo (Ba); Pierino Del Maestro, 70 anni di Cassino (Fr) e residente in Cervaro (Fr); Rosalba Rossi, 39 anni, nata in Svizzera e residente a Sant’Andrea del Garigliano (Fr); Andrea Protti, 39 anni di Mede (Pve residente in Rivanazzano Terme (Pv); Michele Rossi, 24 anni di Arpino (Fr) e residente a Sant’Andrea del Garigliano (Fr); Anita Figlioli, 66 annidi Santa Cristina D’Aspromonte (Rc) e residente in Genova; Giorgio Mellia, 56 anni, di Milano e residente in Stradella (Pv); Ana Shatku, 42 anni, di Peshkopi (Albania) e residente in Aquino (Fr); Loris Shatku, 36 anni, nato in Albania e residente in Aquino (Fr); Ugo Corsini, 40 anni di Genova e residente in Pieve Ligure (Ge); Francesca Tedone, 39 anni di Genova. Tra i fermati ci sono anche due agrigentini: Thomas Magrì 43 anni nato a Bergamo ma residente a Campobello di Licata esperto informatico e Antonio Crapanzano, architetto di 54 anni, di Favara, proprietario del magazzino-deposito che aveva affittato al belga De Meersman. Alcuni dei fermati sono stati raggiunti dal provvedimento subito dopo il matrimonio di uno dei coinvolti, Francesco Cimieri, che proprio il giorno prima dell’arresto si era spostato a Cassino, dove erano stati invitati anche altri suoi “partners” del sodalizio criminale.