E’ stato ucciso un uomo, ma nessuno ne parla, come se ci fossero due Favara, quella delle sparatine e l’altra dove i crimini mafiosi non accadono.
Non c’è un comunicato ufficiale che condanna il criminale gesto, nulla di nulla, come, dicevamo, se la cosa non ci appartenesse. Eppure, la notizia dell’omicidio ha fatto il giro, centimetro per centimetro, della città.
E’ paura o cosa? Certamente, c’è la componente paura. Sono troppi i morti ammazzati e si profila una faida vera e propria della quale è difficile prevederne la fine. Dico in un altro articolo che tanti sono i morti che camminano.
La situazione è gravissima e spetta alla società civile fare la differenza, manifestando, celebrando la legalità e protestando contro la mafia e i suoi metodi assassini. Diciamo e gridiamo che Favara è un’altra cosa, che la mafia e la criminalità organizzata non ci appartengono. Condanniamo per tentare almeno di fermare la criminalità.
Non parlarne non giova alla stragrande maggioranza di cittadini, mentre è tutto grasso che cola per i mafiosi che prediligono l’arma della paura.
C’è stata una esecuzione mafiosa nella nostra città e l’indignazione deve essere più rumorosa degli stessi spari.
Si inizi a fare il civile rumore delle manifestazioni contro la criminalità. Facciamo sapere a noi stessi e agli altri che Favara è il teatro dei tristi accadimenti nostro malgrado, dai quali siamo distanti, che non vogliamo mai più ascoltare le grida di dolore delle madri, delle mogli e dei figli delle vittime uccise senza pietà.
Il silenzio, invece, è brutto tanto quanto il rumore degli spari.