Ad Aragona la “Nanareddra” ha una storia lunghissima, si parla addirittura di oltre 200 anni.
I “Nanareddri” sono poesie dialettali recitate a mò di preghiera nei cortili popolari davanti alle icone sacre, rappresentate e cantate da una piccola banda musicale.
Questa rappresentazione vocale e strumentale della Novena descrive dal 16 al 24 dicembre i giorni prima della nascita di Gesù.
In passato i “Nanareddri” erano degli artisti di strada e ad Aragona uno dei più antichi cultori è il signor Vincenzo Monachino, che già all’età di soli dieci anni iniziò a suonare con l’antico gruppo del prof. Salamone.
Oggi il signor Monachino ha settantaquattro anni, e rappresenta una preziosa “memoria storica” della “Nanareddra” aragonese.
Con il figlio Giuseppe ha creato il gruppo chiamato “Gruppo Nanareddri Monachino & company”.
Il signor Monachino ci racconta che ad Aragona “La Nanareddra ha una tradizione centenaria e che in passato in alcuni casi, erano cantate da persone non vedenti. Vi è stata una breve interruzione della rappresentazione durante la seconda guerra mondiale, ma una volta terminato il conflitto bellico, le Nanareddre furono riprese”.
Tuttora ad Aragona, tantissime persone addobbano le icone della natività e chiamano i gruppi musicali – che attualmente sono due – perché legate ancora alle vecchie tradizioni.
Canti e musiche popolari, che animano le stradine del paese agrigentino nel periodo natalizio.
Durante la rappresentazione, tutti gli abitanti dei quartieri si affacciano dalle finestre e i bambini scendono in strada per ascoltare e cantare queste instancabili melodie.
Se la conservazione, il ripristino, la valorizzazione delle Tradizioni popolari di Sicilia ha un senso ed un valore universale, la rappresentazione scenica della Novena natalizia, può essere definito il filo della memoria, la trasmissione della fiaccola.
Nell’antica tradizione siciliana, troviamo spesso riferimenti a tradizioni natalizie che ci fanno rivivere con non poca nostalgia il vecchio Natale della nostra terra, quando per strada soprattutto i bambini, vedevano nella “Nanareddra” l’arrivo del Santo Natale e correvano festosi al primo sentore della loro musica molto rappresentativa.