Peppe Moscato, che segue con la massima attenzione la politica locale, non si è fatto scappare nemmeno i particolari sui costi degli amministratori e dei consiglieri comunali. Recentemente, è stata la volta di Joseph Zambito che con un suo articolo continua sull’indirizzo redazionale a raccontare fatti di assoluta rilevanza per i lettori e per i cittadini. Capisco bene, che il particolare argomento per alcuni politici è fastidioso fino ad essere odioso, ma noi, senza dispiacercene, abbiamo il dovere di informare, specie quando l’opinione pubblica è interessata alla vicenda.
Dico subito, che, a mio parere, chi lavora deve essere pagato da chi ne riceve il diretto beneficio dall’attività svolta. Aggiungo, per quanto riguarda gli amministratori e i consiglieri comunali le loro indennità sono previste dalla legge.
I consiglieri partecipano alla commissione e hanno il diritto a percepire il gettone di presenza e altre spettanze se lavoratori dipendenti. Si tratterebbe, a questo punto, di stabilire se il lavoro è stato produttivo o meno per la cittadinanza. Se lo è stato: benedetti i soldi, viceversa, senza giri di parole, si sta approfittando della posizione politica e della legge per percepire soldi non dovuti.
Non tutti i consiglieri comunali arrivano a percepire il tetto massimo delle spettanze, ma oggettivamente il numero delle commissioni è elevato rispetto al numero delle convocazioni del Consiglio comunale, quando le riunioni delle prime dovrebbero essere propedeutiche alle assise cittadine.
Ma, al di là, del rapporto tra il numero delle commissioni e delle convocazioni del Consiglio comunale, dovrebbero contarsi i benefici per i cittadini che pagano il gettone di presenza. Dovrebbero i favaresi toccare con mano i risultati di tanto lavoro. Non solo. Ci facciamo una domanda e non ci diamo la risposta: perché fare dieci commissioni di 30 minuti e non una di tre ore per affrontare una problematica?
Ora, è sotto gli occhi di tutti lo stato dell’arte della città che fatica ad ottenere l’ordinario, quando non vale la presa di posizione del politico dopo la notizia pubblicata dalla stampa, ma l’esatto contrario di ciò.
Si capisce, a questo punto, che la logica applicata da alcuni consiglieri comunali è quella delle spettanze, piuttosto di quella legata alla nobile arte di servizio al popolo, non intesa nella qualità complimentare di sbriga faccende.
Strano a dirsi, la colpa è proprio del popolo che li ha scelti e che tarda a comprendere il valore del voto.