Dal 2 novembre scorso, Favara non è più l’eccezione nelle celebrazioni dei funerali che avvenivano, in precedenza, esclusivamente nella cappella interna del cimitero di Piana Traversa. Nel rispetto del Rito delle esequie le celebrazioni sono ritornate nelle parrocchie di appartenenza dei defunti.
Il sindaco Manganella, con una sua ordinanza, ha provveduto a regolamentare il “dopo” funerale per evitare disagi all’ordine pubblico e al traffico veicolare, in considerazione della massiccia presenza dei partecipanti alle celebrazioni.
Gli stessi disagi che nel lontano 1973, assessore ai servizi cimiteriali Pietro La Russa, portarono all’obbligo di dire messa solo nella cappella cimiteriale.
Ora, ad oltre un mese dall’introduzione delle nuove regole, per fare il consuntivo, dividiamo i due mondi: il sacro e il profano. Dall’ingresso della Chiesa all’altare è positivo, ché da cattolici è cosa giusta chiudere l’esistenza laddove si è iniziata.
Uscendo dalle parrocchie è il caos. I favaresi non accettano il divieto sulla esternazione delle condoglianze imposte dal sindaco e disobbediscono mettendo in seria difficoltà i titolari delle agenzie funebri, tenuti a fare rispettare l’ordinanza. Così come non si gradisce la proibizione di portare a spalla la bara, ché per ordine del primo cittadino deve essere trasportata dal personale delle imprese funebri.
Manganella, sta provvedendo a migliorare la sua ordinanza per andare incontro alle abitudini lente ad essere archiviate.
La polemica più aspra è sul costo dei funerali che è schizzato verso l’alto. C’è da pagare i portatori della bara e, cosa più grave, si dice che i parroci abbiano alzato il costo delle celebrazioni. C’è chi parla di 150 euro e altri di 200 euro chiesti dai preti.
Noi abbiamo voluto verificare la fondatezza del si dice, ché lo scandalo è il migliore mezzo di diffusione delle notizie. E i preti sono come il sale stanno bene ovunque e il massimo è tirarli dentro ai cattivi esempi per fare volare una maldicenza.
Pane, dunque, per i nostri denti.
Siamo andati a chiedere e a visionare i registri di alcune parrocchie, forti della disposizione del Collegio dei presbiteri di Favara, nella quale si legge che “E’ solo la famiglia del defunto che intrattiene i rapporti con il parroco, anche nel caso dell’elemosina offerta. Nessuno è autorizzato a chiedere e percepire soldi in nome della parrocchia o del parroco”.
Parrebbe, intanto, singolare immaginare i familiari del defunto, dopo aver pagato, organizzare una tavola rotonda su quanto abbiano offerto. Se non loro chi mette in giro la diceria? Ci facciamo la domanda e non ci diamo, almeno al momento, la risposta.
Ad ogni modo, dicevamo, siamo andati a verificare i registri delle parrocchie. L’offerta è davvero un’offerta, come può essere una donazione di 30, 40 0 50 euro. Non c’è traccia di pagamenti di 150 o 200 euro.
Lo scandalo non c’è. Può esserci, di contro, qualche furbacchione che incasserebbe per conto dei preti.
Bisogna, anche in un momento di dolore, stare attenti e fare le cose secondo le regole. Le offerte vanno date direttamente ai preti.